Birra artigianale: spero sempre di trovare questa parola anche sui menù di qualsiasi locale io mi trovi a frequentare.
Diciamo che di sorprese ne vedo poche, spesso nomi noti, molto spesso provenienti da birrifici pugliesi o meridionali, difficilmente da birrifici da Roma in su (birrifici esteri esclusi).
Qualche sera fa, però, sono capitato in un luogo in cui non pensavo neppure ne avessero di artigianali.
Spesso avevo preso qualche Aventinus al volo per evitare qualche cocktail dal sapore chimico.
Invece ne ho scoperte un bel po'.
Il luogo è Kulto, Conversano (BA). Luogo molto "in", c'è da dire, ecco perchè non mi aspettavo nulla.
Ho letto sulla "carta delle birre" una artigianale italiana in rilievo: Amarcord era il birrificio, e la birra era la Gradisca.
Avevo solo un vago ricordo di questo nome, per cui incuriosito, ho voluto provarla, alla spina!
Facendo, poi, qualche googlata ho riscoperto che è, in realtà, esiste come marchio da più di 10 anni.
Questa la sua breve storia raccontata e romanzata sul sito:
Diciamo che malvagia non era. Ma mi dà fastidio leggere queste descrizioni generiche che cingono di fascino anche una birra discreta.
Si legge, infatti, per la Gradisca così come per tutte le altre di Amarcord, qualche nota di questo tipo:
…LA GRADISCA: Birra Speciale Bionda: 5,2% Vol.Alc. Dal profumo di fiori, possiede un colore brillante ed una schiuma candida e compatta. Il Suo sapore è delicato e rotondo, gradevolmente fruttato. Nel retrogusto si percepisce il luppolo che la rende rinfrescante.
Bisognerebbe dire che scrivere "si percepisce il luppolo" o "malti selezionati" non è un valore aggiunto. Cosa fanno Heineken, Bud, Corona...non lo selezionano il malto? Lo macinano bendati? Boh...
E loro che fanno, non lo mettono il luppolo? E' stata tirata fuori anche la storia dei 3 luppoli della Splugen...c'è ancora necessità di mettersi a quel livello?
Ecco...non ammetto queste strategie e questa tecnica di stordimento del consumatore, che spesso non sa neanche la differenza tra luppolo e malto (non per colpa sua, ma perchè difficilmente si conosce il processo produttivo della birra).
A proposito della birra Gradisca...era discreta, come dicevo. Onesta, sicuramente meglio di una birra industriale al 100%...però grandi pregi non ne ho trovati.
Amaro da luppolo abbastanza nebuloso, corpo anche un po' sottile e schiuma molto poco persistente. Bevibile, certo. Amabile, ma non tale da proporsi come eccellenza tra le birre artigianali italiane.
E poi mi sono chiesto come mai fosse arrivata qui al Sud. Solitamente un po' diffido del lungo raggio d'azione di un microbirrificio, perchè semplicemente ai miei occhi appare meno micro se riesce ad allontanarsi di tanti chilometri. Però, magari sbaglio, eh! Non sono dentro ai meccanismi di distribuzione.
Però ho un'altra nota da fare. Ho piacevolmente trovato anche altre birre, che non ho bevuto in quell'occasione ma in precedenza altrove. Anche queste, a meno che le cose siano cambiate, sono prodotte al Nord, presso l'arci-noto birrificio piemontese Baladin.
Si tratta di Birra Salento. Devo dire che in zona Bari e provincia non le avevo mai incontrate in pub o locali di ristorazione, e mi ha fatto piacere sapere che quando vorrò bermi qualche altra Beggia, Pizzica o Taranta saprò dove andare.
Le consiglio per chi è curioso di sperimentare l'uso delle spezie nella birrificazione (segnalo, per esempio, il peperoncino).
Diciamo che di sorprese ne vedo poche, spesso nomi noti, molto spesso provenienti da birrifici pugliesi o meridionali, difficilmente da birrifici da Roma in su (birrifici esteri esclusi).
Qualche sera fa, però, sono capitato in un luogo in cui non pensavo neppure ne avessero di artigianali.
Spesso avevo preso qualche Aventinus al volo per evitare qualche cocktail dal sapore chimico.
Invece ne ho scoperte un bel po'.
Il luogo è Kulto, Conversano (BA). Luogo molto "in", c'è da dire, ecco perchè non mi aspettavo nulla.
Ho letto sulla "carta delle birre" una artigianale italiana in rilievo: Amarcord era il birrificio, e la birra era la Gradisca.
Avevo solo un vago ricordo di questo nome, per cui incuriosito, ho voluto provarla, alla spina!
Facendo, poi, qualche googlata ho riscoperto che è, in realtà, esiste come marchio da più di 10 anni.
Questa la sua breve storia raccontata e romanzata sul sito:
Amarcord nasce a Rimini sul finire degli anni 90 come brew-pub ad opera di alcuni giovani amici, tutti grandi amanti ed esperti della birra.
Nei primi anni 2000 abbandona la vendita diretta al consumatore e la formula del brewpub,concentrandosi nella vera passione per cui era nato, fare birra artigianale di qualità destinata al mercato.
Diventa un vero e proprio birrificio e di li a poco si trasferisce a San Marino, grazie alla nuova e più moderna fabbrica, realizzata mantenendo comunque la qualità più autentica e tradizionale del "far la Birra".
Grazie anche all'impiego di selezionati Malti d'Orzo e del Luppolo più pregiato, Amarcord diventa presto la Birra Artigianale più famosa e venduta in Italia.
Le birre Amarcord sono di qualità riconosciuta e la “Mi dòna”, nel 2008 si aggiudica, su 140 birre provenienti da tutto il mondo, il terzo premio per la sua categoria al World Expo of Beer –Frankenmuth – Michigan – USA.
La missione del micro birrificio è quello di produrre una birra “che si faccia ricordare; non a caso viene scelto come marchio “Amarcord” che nel dialetto locale ha proprio il significato “mi ricordo”.
Un prodotto prima di tutto buono, sano e genuino come vuole il nome stesso e la tradizione in Romagna.
Un prodotto che rispecchi lo spirito locale e nel quale tutti possano rispecchiarsi, così come la poesia del film di Fellini è riuscita a trasmettere in modo tanto immediato, spontaneo e indelebile alla storia.
Nel 2009 rinnovate esigenze di spazio e tecnologie per la produzione hanno richiesto un nuovo spostamento del birrificio.
Volendo mantenere ed esaltare ulteriormente la filosofia di prodotto artigianale, la scelta del nuovo sito di produzione è stata indirizzata esclusivamente dalla ricerca di un luogo con le caratteristiche per la migliore qualità del prodotto.
L’acqua è l’anima della birra, la materia prima che costituisce per il circa il 90% la birra, contribuisce a darne il corpo ed il gusto, ad amalgamare e valorizzare le proprietà delle altre materie prime rendendo una birra unica tipica della zona di produzione. Dai risultati delle ricerche condotte, il management del birrifico ha selezionato le verdi colline boscose ed incontaminate di Apecchio, sede ora del nuovo birrificio, dove è iniziata la nuova produzione di birra Amarcord utilizzando l’acqua della purissima fonte Valdimeti che si trova proprio sotto al birrificio. Il birrificio è dotato di tecnologie all’avanguardia per la produzione della birra, per ottenere un prodotto con le caratteristiche uniche che solo i prodotti artigianali possono raggiungere, attraverso il rispetto delle materie prime, l’amore verso il prodotto e la passione per la lavorazione. Un prodotto stabile e costante, grazie alla tecnologia ed all’esperienza ed al lavoro di mastri birrai di grande preparazione e talento.
Si legge, infatti, per la Gradisca così come per tutte le altre di Amarcord, qualche nota di questo tipo:
…LA GRADISCA: Birra Speciale Bionda: 5,2% Vol.Alc. Dal profumo di fiori, possiede un colore brillante ed una schiuma candida e compatta. Il Suo sapore è delicato e rotondo, gradevolmente fruttato. Nel retrogusto si percepisce il luppolo che la rende rinfrescante.
Bisognerebbe dire che scrivere "si percepisce il luppolo" o "malti selezionati" non è un valore aggiunto. Cosa fanno Heineken, Bud, Corona...non lo selezionano il malto? Lo macinano bendati? Boh...
E loro che fanno, non lo mettono il luppolo? E' stata tirata fuori anche la storia dei 3 luppoli della Splugen...c'è ancora necessità di mettersi a quel livello?
Ecco...non ammetto queste strategie e questa tecnica di stordimento del consumatore, che spesso non sa neanche la differenza tra luppolo e malto (non per colpa sua, ma perchè difficilmente si conosce il processo produttivo della birra).
A proposito della birra Gradisca...era discreta, come dicevo. Onesta, sicuramente meglio di una birra industriale al 100%...però grandi pregi non ne ho trovati.
Amaro da luppolo abbastanza nebuloso, corpo anche un po' sottile e schiuma molto poco persistente. Bevibile, certo. Amabile, ma non tale da proporsi come eccellenza tra le birre artigianali italiane.
E poi mi sono chiesto come mai fosse arrivata qui al Sud. Solitamente un po' diffido del lungo raggio d'azione di un microbirrificio, perchè semplicemente ai miei occhi appare meno micro se riesce ad allontanarsi di tanti chilometri. Però, magari sbaglio, eh! Non sono dentro ai meccanismi di distribuzione.
Però ho un'altra nota da fare. Ho piacevolmente trovato anche altre birre, che non ho bevuto in quell'occasione ma in precedenza altrove. Anche queste, a meno che le cose siano cambiate, sono prodotte al Nord, presso l'arci-noto birrificio piemontese Baladin.
Le consiglio per chi è curioso di sperimentare l'uso delle spezie nella birrificazione (segnalo, per esempio, il peperoncino).
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