Negli ultimi anni, ormai, si fa un gran parlare di beer hunting. Ormai il compianto maestro Michael Jackson aveva ben istruito gli amanti della birra ad andare a cercare i prodotti di nicchia, le introvabili proposte brassicole direttamente all'estero nel corso di viaggi o, in una versione light, di prodotti provenienti dall'estero.
Poi fu il momento di ratebeer e dei raters, che spesso con poche dita di birra presumono di comprendere tutto su di essa, dimostrando però di sapersi fermare solo sull'individuazione di sapori o discutibili fragranze.
Se c'è stato un momento in cui mi sono sentito attratto da questo approccio, devo dire ora che quel momento è passato.
Non ho avuto modo di leggere qualche libro del "Beer hunter" per eccellenza, ma io non credo volesse provocare una mera mania birrria che inseguisse come obiettivo le novità ed il maggior numero possibile di birre assaggiate. Piuttosto in questo modo viene meno l'approccio culturale ed esplorativo delle tradizioni o metodi birrari non conosciuti.
D'altro canto forse esiste anche qualcosa di distante. Ritengo questo possa essere proprio il concetto di session beer, una famiglia di birre con diverse caratteristiche riassumibili così (fonte: Cronache di Birra, che a sua volta cita The Session Beer Project):
Grado alcolico inferiore al 4,5%: oltre il quale una birra risulterebbe troppo invasiva, rendendo difficoltose le bevute in serie e alterando troppo velocemente lo stato del consumatore (ad esempio per eseguire altre attività, come una partita a carte).
Aromi in equilibrio: anche essere molto complessa, ma nessun aroma deve emergere in modo dominante sugli altri. Deve essere una birra gratificante, ma anche capace di restare in secondo piano quando l’attenzione del bevitore è concentrata su qualcosa di diverso.
Permettere la conversazione: traducendo letteralmente il “manifesto” di Bryson su The Session Beer Project, “una Session Beer non dovrebbe spingervi a interrompere la conversazione per iniziare a “nerdare” su quanto sia meravigliosa quella birra. Un Session Beer [...] è qualcosa da bere mentre si chiacchiera, non qualcosa di cui parlare”.
Prezzo ragionevole: una Session Beer deve essere bevuta e ribevuta in una singola sessione, dunque il prezzo deve essere adeguato al proposito.
Tra l'altro questo concetto pare risalga a diverso tempo fa. Zythophile ne ha parlato abbondantemente, ma può bastare pensare che, come ricorda lo stesso Bryton su The Beer Session Project, durante il primo conflitto mondiale ai lavoratori britannici erano concessi due momenti del giorno (appunto, sessioni) da quattro ore ciascuna per poter passare del tempo nei pub. L'esigenza di non darci troppo dentro con l'alcol, gli alti prezzi delle birre molto cariche ed alcoliche e quella di bere bene ed in compagnia hanno favorito in quel periodo il consumo di birra con le caretteristiche sopra citate.A lungo andare direi che ha rafforzato la già calorosa atmosfera di questi favolosi luoghi chiamati public house.
La mia personale visione rispetto a questi approcci è ibrida.
Appoggio il beer hunting. E' bello trovare novità, nuove birre in diversi Paesi d'Europa e del mondo, assaggiare la nuova birra arrivata al pub o la nuova produzione del tale mastro birraio. Ma a che pro collezionare nomi senza perdersi nella saggezza di quel boccale sapientemente brassato per comunicare una passione, un certo modo di intendere la birra e le tradizioni più grandi?
Ad un certo punto bisogna anche godersela questa benedetta birra, non sorseggiando solo 15cc sentenziando a destra e a manca. Capisco i giudici, ma non tutti sono o devono imitare dei giudici!
E poi non è detto che bisogna andar dietro sempre alle birre nuove che compaiono in elenco al pub. Possono nascondersi ottime novità, certo, ma non è sempre valida l'equazione nuovo=buono.
Magari si prende qualche cantonata quando invece, se si sa quello che si desidera in quella serata, si può andare dritti sparati sulla preferita di cui farsene un paio o più.
Per cui, affidarsi ad una session beer già la trovo un'esperienza più stimolante. Sarà che mesi e mesi di pub irlandesi mi hanno comunicato un certo concetto di bere in compagnia di altra gente (conosciuta o meno), ma io mi sento molto meglio se, una volta scelta una birra da gustarmi, la sorseggio in tutta pace scambiando tutte le chiacchiere possibili, e non curandomi del tasso alcolico e del numero dei bicchieri. Tra l'altro non è solo un modo di fare britannico/irlandese, ma un po' dappertutto in Europa (almeno...per ora non mi sono spostato altrove) ci si diverte anche così.
Questo è, secondo me, un atteggiamento aperto verso l'apprendimento di pagine di cultura birraria, piuttosto che di nozionismo puro e semplice.
Poi fu il momento di ratebeer e dei raters, che spesso con poche dita di birra presumono di comprendere tutto su di essa, dimostrando però di sapersi fermare solo sull'individuazione di sapori o discutibili fragranze.
Se c'è stato un momento in cui mi sono sentito attratto da questo approccio, devo dire ora che quel momento è passato.
Non ho avuto modo di leggere qualche libro del "Beer hunter" per eccellenza, ma io non credo volesse provocare una mera mania birrria che inseguisse come obiettivo le novità ed il maggior numero possibile di birre assaggiate. Piuttosto in questo modo viene meno l'approccio culturale ed esplorativo delle tradizioni o metodi birrari non conosciuti.
D'altro canto forse esiste anche qualcosa di distante. Ritengo questo possa essere proprio il concetto di session beer, una famiglia di birre con diverse caratteristiche riassumibili così (fonte: Cronache di Birra, che a sua volta cita The Session Beer Project):
Grado alcolico inferiore al 4,5%: oltre il quale una birra risulterebbe troppo invasiva, rendendo difficoltose le bevute in serie e alterando troppo velocemente lo stato del consumatore (ad esempio per eseguire altre attività, come una partita a carte).
Aromi in equilibrio: anche essere molto complessa, ma nessun aroma deve emergere in modo dominante sugli altri. Deve essere una birra gratificante, ma anche capace di restare in secondo piano quando l’attenzione del bevitore è concentrata su qualcosa di diverso.
Permettere la conversazione: traducendo letteralmente il “manifesto” di Bryson su The Session Beer Project, “una Session Beer non dovrebbe spingervi a interrompere la conversazione per iniziare a “nerdare” su quanto sia meravigliosa quella birra. Un Session Beer [...] è qualcosa da bere mentre si chiacchiera, non qualcosa di cui parlare”.
Prezzo ragionevole: una Session Beer deve essere bevuta e ribevuta in una singola sessione, dunque il prezzo deve essere adeguato al proposito.
Tra l'altro questo concetto pare risalga a diverso tempo fa. Zythophile ne ha parlato abbondantemente, ma può bastare pensare che, come ricorda lo stesso Bryton su The Beer Session Project, durante il primo conflitto mondiale ai lavoratori britannici erano concessi due momenti del giorno (appunto, sessioni) da quattro ore ciascuna per poter passare del tempo nei pub. L'esigenza di non darci troppo dentro con l'alcol, gli alti prezzi delle birre molto cariche ed alcoliche e quella di bere bene ed in compagnia hanno favorito in quel periodo il consumo di birra con le caretteristiche sopra citate.A lungo andare direi che ha rafforzato la già calorosa atmosfera di questi favolosi luoghi chiamati public house.
La mia personale visione rispetto a questi approcci è ibrida.
Appoggio il beer hunting. E' bello trovare novità, nuove birre in diversi Paesi d'Europa e del mondo, assaggiare la nuova birra arrivata al pub o la nuova produzione del tale mastro birraio. Ma a che pro collezionare nomi senza perdersi nella saggezza di quel boccale sapientemente brassato per comunicare una passione, un certo modo di intendere la birra e le tradizioni più grandi?
Ad un certo punto bisogna anche godersela questa benedetta birra, non sorseggiando solo 15cc sentenziando a destra e a manca. Capisco i giudici, ma non tutti sono o devono imitare dei giudici!
E poi non è detto che bisogna andar dietro sempre alle birre nuove che compaiono in elenco al pub. Possono nascondersi ottime novità, certo, ma non è sempre valida l'equazione nuovo=buono.
Magari si prende qualche cantonata quando invece, se si sa quello che si desidera in quella serata, si può andare dritti sparati sulla preferita di cui farsene un paio o più.
Per cui, affidarsi ad una session beer già la trovo un'esperienza più stimolante. Sarà che mesi e mesi di pub irlandesi mi hanno comunicato un certo concetto di bere in compagnia di altra gente (conosciuta o meno), ma io mi sento molto meglio se, una volta scelta una birra da gustarmi, la sorseggio in tutta pace scambiando tutte le chiacchiere possibili, e non curandomi del tasso alcolico e del numero dei bicchieri. Tra l'altro non è solo un modo di fare britannico/irlandese, ma un po' dappertutto in Europa (almeno...per ora non mi sono spostato altrove) ci si diverte anche così.
Questo è, secondo me, un atteggiamento aperto verso l'apprendimento di pagine di cultura birraria, piuttosto che di nozionismo puro e semplice.
Quoto in pieno le tue parole!
RispondiEliminaColgo l'occasione, senza alcuna rufianeria, per ringraziarti per i post che scrivi perchè mi danno sempre modo di imparare qualcosa di più sul mondo della birra.
Amen
RispondiEliminaConcordo su tutto e soprattutto mi piace la precisazione in apertura della differenza tra beer hunting e fanatismo (anche se l'equazione Ratebeer = fanatismo è vera solo in parte)
Grazie Giuseppe, continuerò a seguirti.
RispondiEliminaE grazie Andrea.
Sinceramente non approvo il loro modo di trattare la birra, se non per qualche indicazione di massima che può essere d'aiuto per scegliere tra alcune birre, ma solo in una fase preliminare di scelta.
Ottimo articolo, condivido in pieno!!!
RispondiEliminaÈ un onore ricevere il tuo apprezzamento! Grazie!
RispondiEliminaCheers