Molti avranno sicuramente visto nella maggior parte delle pizzerie o dei locali che chiamiamo erroneamente "pub", almeno una volta, un libricino detto "beerbook".
Chiamato così o anche "carta delle birre", arricchito da qualche descrizione riguardante stile, percorso gustativo ed abbinamenti culinari, è opera di un grande distributore.
C'è scritto a piè di pagina alla fine della carta delle birre, ma dubito che in molti facciano caso al nome dei distributori.
Ebbene, fanno capo a Cippone & Di Bitetto, ma se lo si chiama Cippone qualsiasi publican o gestore dell'attività sa di quale azienda si sta parlando. Si tratta di grossi distributori che coprono Puglia e Basilicata.
Sono spinto a scrivere qualcosa in più su di loro perchè, personalmente, detengono quasi un monopolio nella distribuzione di birra, e parlando da appassionato rappresentano per me croce e delizia di questo mondo.
Bisogna dire che, da quanto so e da quanto ho osservato nel corso degli ultimi 5-10 anni, sono loro coloro che storicamente hanno cominciato a portare nelle birrerie pugliesi alcune delle più famigerate birre belghe. E parlo dei classiconi Chimay ma anche Leffe, Corsendok e tantissimi altri.
Questo ritengo sia stato fondamentale nell'ottica di proporre birre diverse da alcune lager pastorizzate cadaveriche, e soprattutto ne è seguita la proposta di gateway beer al consumatore. Una qualità superiore viene apprezzata, si sa, e viene rincorsa sempre più. Non vorrei dire che la qualità provoca dipendenza, ma sicuramente fa crescere una certa passione.
Vedendo la situazione di oggi leggo, però, le cose in maniera diversa.
Oggi una Chimay è conosciuta da 4 consumatori su 5 bevitori medi di birra del sabato sera. A dispetto di un certo livello di conoscenza birraria che il consumatore ha acquisito nel tempo, però, non credo corrisponda una adeguata offerta nella maggior parte dei locali che mi trovo a frequentare, io come tanta altra gente.
Se qualche anno fa di "beer hunter" o presunti tali qui se ne potevano contare sulla punta delle dita, oggi invece la ricerca della novità ed un marketing molto spinto forse hanno creato una maggior sete di birre. Oserei chiamarla quasi una bi(rr)odiversità.
Nella pratica, senza più giri di parole, se si dovessero seguire semplicemente i beerbook, le birre davvero interessanti e che soddisfino il bevitore (oggi più preparato di ieri) si ridurrebbero ad un paio o giù di lì.
I locali non comprano fusti o bottiglie di birre meno conosciute per non rischiare di tenerle invendute?
La distribuzione ha qualche punto debole?
Sta di fatto che, tranne rarissime eccezioni, per bere novità che escano dal circuito delle birre belghe d'abbazia bisogna davvero faticare o fare molta, moltissima strada per beccare un pub che abbia una sua filosofia sui distributori e che detti lui le regole servendosi da chi preferisce in base alle birre.
E invece c'è moltissimo, no?
L'elenco delle loro birre è impressionante per quantità e qualità, ed invito a consultare questi elenchi da loro stessi stilati per la formula beer book dei locali, per birre in bottiglia e birre alla spina (tra cui robe interessanti ce ne sono eccome).
Ma perchè si vedono in giro sempre le stesse?
Commenti
Posta un commento
Commenta