Due blonde lontane, due blonde diverse

Scovo due birre sugli scaffali che avevo dimenticato da qualche mese. Tra tutte adocchio due che potrei bere insieme, o per lo meno a distanza di poco per paragonare la diversa interpretazione di uno stile.
Lo stile in questione è la blonde, una birra di tradizione belga bionda, caratterizzata da una facilità di bevuta elevata con una secchezza finale abbastanza distinguibile.

La prima che stappo è la Blonde del Birrificio del Ducato, che quando fa birre ispirate a stili celebri si mantiene sempre sulle giuste corde.
La trovo subito molto maltata, floreale al naso. Schiuma molto compatta.
In bocca il dolciastro non è alle stelle, la frizzantezza è veramente da manuale.
Lascia un amaro che boccata dopo boccata piace sempre più, piacevolmente rotondo e distribuito in bocca a tal punto da somigliare quasi ad una pale ale.
Una luppolatura che si sposta sul fruttato in bocca, con note di melone, mango e un'impressione quasi da succo d'arancia.
Corpo ben strutturato ma lascia molto beverina la birra, nonostante i 6° si avvertano seppur a fine bicchiere.
La didascalia sull'etichetta è molto evocativa.

"L’avevo cercata per anni e percorso tutte le strade, lassù a nord ovest. Perduto nei ricordi, annegato nei rimpianti. Poi, un bel giorno di inizio primavera, la ritrovai al mio ritorno. Lei era il sole e le nuvole e l’azzurro del cielo. Un abbraccio dal quale non mi volli più staccare."

Lascerei questo commento a chiudere queste mie impressioni.

Altra blonde che mi concedo è una birra che è in cantina da un paio di mesi e che avevo riservato per un confronto con un'altra blonde, appunto.
Si tratta della omonima Blonde degli scozzesi Black Isle. Al grido di "Save the planet, drink organic", le loro birre sono prodotte in maniera biologica. Trend cresciuto negli ultimi anni soprattutto all'estero, e che in Italia è stato recepito o interpretato il più delle volte con la formula di "birra agricola".
Ero stato colpito mesi fa da alcuni loro manifesti ed etichette, sono rimasto attaccato ai loro aggiornamenti su social networks e noto che negli ultimi tempi sono prepotentemente giunti anche sul mercato italiano, attraverso diversi canali.
La verso in un teku, anche se sinceramente avrei preferito una pinta. Ma un confronto deve essere fatto alla pari, per cui forse era meglio lasciare il teku e preferire la pinta già con la Blonde di Ducato. Ma sì...la verso!
La schiuma è molto compatta, non troppo pannosa e terrà bene nei minuti successivi.
Avvicino il naso ed arrivano leggeri aromi resinosi ed incensati, fini e non oppressivi.
In bocca è subito evidente una caratteristica inconfondibile, e cioè una certa viscosità elevata. Quasi un olio, sia per viscosità che per sapori burrosi e caldi, vegetali. Questa armonia appare quasi conferire alla birra un aspetto orientaleggiante, sarà per le materie prime o proprio per la ricetta non sono in grado di dirlo.
La carbonazione è abbastanza leggera, anche se efficace in un primo momento quando la birra è ancora fresca nel bicchiere. C'è da dire che queste caratteristiche risaltano già, appunto, con la birra a temperature basse di 4-5°C, me lo sarei aspettato a birra "riscaldata" piuttosto.
E' un bel tocco, comunque, anche se va a soffocare di peso quella secchezza finale e quel tocco di amaro di fine bevuta che un po' rimane in ombra seppur presente.

Se devo scegliere tra le due birre, probabilmente per facilità e per aspettative nei confronti di birre che dichiarano di essere in stile blonde, sceglierei la birra di Ducato, più aderente, sobria, studiata nel finale rispetto ad un'inaspettata ed importante struttura della birra di Black Isle.
Qualcuno vuole cimentarsi nell'assaggio e nel confronto? Nei beer shop pugliesi sostenitori di Luppulia queste birre ci sono...buon beer hunting!

Cheers!

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