Qualche mese di attesa, aspettative covate e finalmente viste trasformarsi in schiuma.
Sei Brewfist e due Valcavallina. Ecco il nostro caveau, diviso a metà tra questa sera e la prossima.
Una tranquilla serata estiva nelle campagne murgiane, con focaccia e taralli come cibo base per mettere al centro dell'attenzione proprio le birre.
Quattro birre, in ovvio crescendo di IBU e grado alcolico. Si parte.
La prima è una grande promessa, di cui tanto si parla e qui poco se ne beve (qui). Si tratta di Sun Flower di Valcavallina, ale chiara che non saprei definire con un'unica etichetta, se non strappando quella più blasonata e letta sul web di summer ale.
Una birra molto molto semplice ma molto interessante. Al naso stupendi luppoli americani fragranti con agrumati in evidenza. In bocca tanti piccoli dettagli che la rendono grande: bassa carbonazione a favorire l'aspetto da session beer, corpo medio, combinazione di amaro ed aroma luppolacei che mi ha ricordato molto da vicino la Sierra Nevada Pale Ale.
Bocca asciutta nel finale e nuovo sorso incombente. Bella birra sia per chi proviene da classiche bionde non meglio identificate, sia per chi vuol bere qualcosa di qualità senza asfaltarsi tutti i sensi.
La seconda birra è la prima del tris di Brewfist di questa nostra sessione. Partiamo con la Caterpillar, brassata sì da i ragazzi di Codogno (LO) ma in collaborazione con Beer Here, i danesi dall'occhio lungo che fanno (neanche a dirlo, anche loro...) birre un po' con tutti.
E' una pale ale, ed in etichetta si legge tra gli ingredienti anche frumento e segale. Il primo non è nuovo, anche se non così frequente nello stile, mentre il secondo lo è. E la sua impronta si nota eccome, nel corpo dove solitamente la segale si esprime. Al naso facili e gradevolissime "puzzette" inglesi miste ad un sentore crudo ed appena burroso e rustico, mentre in bocca subito si esprime una base maltata. Verso il finale risale un amaro sottile, appena accennato ma amalgamato molto bene con quella rotondità e complessità che nella segale vede il più grande indiziato. Niente americanate, niente ruffianerie, qualche luppolo neozelandese dichiarato in etichetta ma non ne perviene alcuna stonatura.
Davvero molto bella, solo un po' più in là con l'alcol ma c'è pur sempre qualche danese di mezzo.
Si passa alla terza birra, preleviamo Burocracy. India Pale Ale, forse neppure tanto spinta rispetto alla deriva attuale, e ci va benissimo così.
Etichette molto bella anche questa, con un foglio accartocciato di rabbia che la dice tutta sull'origine del nome. Ancora naso elegante, molto inglese e rassicurante.
In bocca la parte più caramellata viene fuori, e come da attesa un bell'amaro invade il finale. Da birre inflazionate quali sono, trovo sempre difficoltà ad andare più nel profondo. La birra è precisa e manifestaun livello qualitativo a mio parere alto, con lo stile IPA da stella polare senza troppe deviazioni.
Per sfruttare l'onda amara, passiamo all'altra IPA Brewfist, la quarta birra. E' la Spaceman, un po' più impegnata della Burocracy ma...che bella coppia!
Grande trama massiccia, più lenta in bocca e più veloce nella manifestazione di amaro.
Non è quella che mi ha soddisfatto di più pur essendo di sicuro un'ottima birra. Forse l'orario e la stanchezza hanno influito, a volte sono anche queste condizioni fisiche o emotive a condizionare un'opinione.
Seconda sessione sempre di quattro birre per la prossima volta.
Gran bella serata...e finalmente Brewfist nelle nostre mani e tra le nostre fauci!
Cheers!
"Sun Flower", per i motivi da te sottolineati, buonissima e perfetta per l'estate. Una goduria!
RispondiElimina"Caterpillar" ben fatta e molto interessante per gli ingredienti impiegati, ma "naso" suscettibile di miglioramenti.
E per quanto riguarda "Brewfist", per me "Burocracy" batte "Space Man" per l'amaro meno aggressivo, per il felice connubio malto-luppoli e per la maggiore eleganza olfattiva.
E' tutto.
Michele