Mi sento piccolo di fronte a questa birra.
Già il gap nei confronti di alcune fermentazioni spontanee, per un amante della birra, è difficile da colmare con qualche assaggio sporadico.
In più ci si mette la "solita" fantasia/creatività/imprevedibilità, per non dire licenza poetica, di alcuni birrai italiani, ed allora sì che l'imbarazzo misto a stupore e contemplazione viene fuori.
L'occasione per questa riflessione si palesa di fronte ad una bottiglia formato 75cl della A Renna Gluh, birra di Loverbeer che apro insieme a due amici.
L'aroma è quello lattico, misto a spezie di cui la più assordante è l'anice stellato accompagnato dalla cannella. Birra di Natale realizzata sulla base della celebre D'UvaBeer, che non ho assaggiato prima, per cui risulta davvero complicato dire qualcosa di sensato evitando gli ostacoli della scarsa conoscenza delle birre Loverbeer.
Qualcosa che somigli a red flemish ale e qualcosa di una kriek ce l'ha, a miei occhi non molto ben limpidamente distinguibili se non fosse per l'acidità lattica che vira verso un finale complesso. Tra l'altro è stata ideata anche per essere servita anche calda come "vin brule", andando a pescare da vecchie tradizioni delle "gluhkriek"...pensa che diavolo di storia!!!
Ebbene sì, il gioco continua...c'è anche un bel 20% di mosto di Freisa, che si avverte come contributo soprattutto nel finale con una punta di acetico ed un vinoso di marsala ed amarena che impreziosiscono tutto, su di un corpo comunque molto leggero e con un tenore alcolico di 8%alc.
E' uno di quei casi in cui mettere giù qualche riga non serve a moltissimo, soprattutto perchè un solo assaggio non basta a capirne le peculiarità di una birra a cavallo tra diversi stili e con così tanti ingredienti che si comportano da variabili caratterizzanti il prodotto finito. Però è formativo anche condividere questo spaesamento di fronte a tanta cura del progetto birra di natura storico-artigiana.
Lungi da me perdermi in questi ed altri dilemmi di natura stilistica, per carità...è una battaglia persa soprattutto con i birrai italiani.
Se questa birra è apprezzatissima ci sarà più di un motivo, io semplicemente li riesco ad intravedere e non a possedere.
Dal basso delle mie capacità, mi limito a perdermi negli interrogativi tra un sorso e l'altro ed a fantasticare paralleli Italia-Belgio, birra-vino, equilibrio-acidità, piacere-difficoltà.
Ovviamente non si è capito se la birra mi è piaciuta...ora posso dirlo.
Se mi è piaciuta? Sì non c'è dubbio.
Se io e la birra ci siamo capiti? Sì, a gesti!
Cheers!
Già il gap nei confronti di alcune fermentazioni spontanee, per un amante della birra, è difficile da colmare con qualche assaggio sporadico.
In più ci si mette la "solita" fantasia/creatività/imprevedibilità, per non dire licenza poetica, di alcuni birrai italiani, ed allora sì che l'imbarazzo misto a stupore e contemplazione viene fuori.
L'occasione per questa riflessione si palesa di fronte ad una bottiglia formato 75cl della A Renna Gluh, birra di Loverbeer che apro insieme a due amici.
L'aroma è quello lattico, misto a spezie di cui la più assordante è l'anice stellato accompagnato dalla cannella. Birra di Natale realizzata sulla base della celebre D'UvaBeer, che non ho assaggiato prima, per cui risulta davvero complicato dire qualcosa di sensato evitando gli ostacoli della scarsa conoscenza delle birre Loverbeer.
Qualcosa che somigli a red flemish ale e qualcosa di una kriek ce l'ha, a miei occhi non molto ben limpidamente distinguibili se non fosse per l'acidità lattica che vira verso un finale complesso. Tra l'altro è stata ideata anche per essere servita anche calda come "vin brule", andando a pescare da vecchie tradizioni delle "gluhkriek"...pensa che diavolo di storia!!!
Ebbene sì, il gioco continua...c'è anche un bel 20% di mosto di Freisa, che si avverte come contributo soprattutto nel finale con una punta di acetico ed un vinoso di marsala ed amarena che impreziosiscono tutto, su di un corpo comunque molto leggero e con un tenore alcolico di 8%alc.
E' uno di quei casi in cui mettere giù qualche riga non serve a moltissimo, soprattutto perchè un solo assaggio non basta a capirne le peculiarità di una birra a cavallo tra diversi stili e con così tanti ingredienti che si comportano da variabili caratterizzanti il prodotto finito. Però è formativo anche condividere questo spaesamento di fronte a tanta cura del progetto birra di natura storico-artigiana.
Lungi da me perdermi in questi ed altri dilemmi di natura stilistica, per carità...è una battaglia persa soprattutto con i birrai italiani.
Se questa birra è apprezzatissima ci sarà più di un motivo, io semplicemente li riesco ad intravedere e non a possedere.
Dal basso delle mie capacità, mi limito a perdermi negli interrogativi tra un sorso e l'altro ed a fantasticare paralleli Italia-Belgio, birra-vino, equilibrio-acidità, piacere-difficoltà.
Ovviamente non si è capito se la birra mi è piaciuta...ora posso dirlo.
Se mi è piaciuta? Sì non c'è dubbio.
Se io e la birra ci siamo capiti? Sì, a gesti!
Cheers!
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