Le festività hanno la scadenza dell'Epifania, ma le birre natalizie vanno fino ad esaurimento scorte.
E così, dopo una prima serie, c'è tempo per bere altro.
La prima di quest'altro gruppo è stata la Krampus, creatura di Giovanni Campari e del suo Birrificio del Ducato. E' una natalizia di 9% sebbene fino a qualche anno fa risultava essere di 7,6%, ed il nome riprende una figura popolare così raccontata sul sito web:
[...]La Krampus, però più che al Natale si riferisce ad una leggenda dei paesi ladini. La notte del 5 dicembre i Krampus si aggirano fra le vie ed i vicoli dei paesi dell’arco alpino, coperti di pelli di montoni, con corna e zampe di capra, agitando le loro nere catene terrorizzano gli abitanti dei villaggi. È il preludio dell’arrivo del Vescovo San Nicola (antico precursore di Babbo Natale) che porterà pace e doni nella comunità.[...]
Potrebbe essere una sorta di dubbel come birra base, ma c'è molto altro oltre al tenore alcolico rinforzato. Al naso lo speziato è evidente seppur non netto, mentre la schiuma sarà forse l'unica cosa a non essere notevole. Nonostante ciò la carbonazione è sostenuta perciò adeguata a questo spessore. In bocca su uno sfondo di caramelli, molto ben alleggeriti e masticabili, arriva fin da subito un'esplosione speziata: non è dato sapere tutto ciò che è stato utilizzato, ma le poche certezze che si avvertono sono la presenza di qualche pepe che conferisce il tipico sentore di balsamico e di alloro riconoscibile in altre natalizie italiane e belghe. In più sono propenso a pensare alla presenza di cardamomo.
Cercando tra le info noto la breve scheda* su Domus Birrae dove si parla di ben 9 spezie, ed io che sono a quota 2 sono consapevole di non poter vincere questa sfida, perciò mollo subito. Le ulteriori informazioni riguardano il passaggio in botte, di cui non immaginavo, e la rifermentazione con Brettanomiceti, alquanto nascosto ma che spiega la particolare freschezza e secchezza. Ottima birra, altra conferma delle trasversali qualità di Campari.
[*EDIT: Brett talmente ben nascosti che in effetti non c'erano: ho sbagliato scheda (quella linkata è la versione Riserva Strepponi) ma il fiuto si è rifiutato di mentire.]
Seconda birra che ha attratto l'attenzione è stata la Spéciale Noël dei belgi di La Moneuse. Le aspettative per questa birra erano tante, purtroppo in buona parte disattese. Appena stappata evito l'effetto fontana prontamente avvicinando il bicchiere, e la carbonazione si avvertirà molto poco dopo in bocca.
L'aspetto non è dei migliori, il colore ramato e la schiuma molto disomogenea. Al naso è molto forte la vampata fenolica, mentre in bocca è panico nel ritrovarsi senza richiami ai malti: per una birra di 8%alc. questa sciatteria non è affatto il miglior cartellino da visita. Nel tempo sale qualche leggerissimo fruttato di uvetta, tra spettri di muffa e di ossidazione, ma la birra in sè non supera la prova principale: il bicchiere resta pieno per metà.
Eppure le recensioni di Alberto Laschi qui e qui non mi avrebbero mai fatto presagire questo finale. Non posso che immaginare che la birra ed il birrificio non siano gli stessi descritti qualche anno fa.
Per concludere degnamente si passa ancora ad una birra di De Struise, dopo le Pannepot dei giorni scorsi. Stavolta tiriamo il collo alla Tsjeeses, dalla storia bizzarra che, per evitare di ripetere con altre parole e male, estrapolo da Una birra al giorno:
La parola, pronunciata, suona all'incirca come l'inglese "cheeses" ed ha anche una certa assonanza con "Jesus". In verità - dice Urbain Coutteau - si tratta solamente di un'esclamazione senza alcun significato: sarebbe quello che lui stesso avrebbe pronunciato dopo aver assaggiato la prima versione di questa birra invernale, restandone favorevolmente impressionato. L'assonanza non fu però particolarmente apprezzata dalla TTB (Alcohol and Tobacco Tax Trade Bureau) Americana; l'etichetta, ancora meno. L'immagine caricaturale di Urban Coutteau che indossa un cappello da Babbo Natale con il fumo che gli esce dal naso ("inebriato dalla birra appena bevuta", dicono gli Struise) venne considerata dagli ispettori americani un'immagine offensiva che raffigura una specie di Gesù Cristo sotto l'effetto di stupefacenti. Il risultato fu il divieto d'esportazione negli USA, uno dei mercati principali del birrificio belga. Dapprima gli Struise pensano di modificare l'etichetta coprendo il volto di Babbo Natale con un burka nero ma poi, onde evitare altri problemi con le autorità a stelle e strisce, scelgono un approccio più "soft" eliminando il fumo che esce dal naso e mettendo addosso a Santa Claus un paio di innocenti occhiali da sole verdi alle bottiglie destinate al mercato statunitense.
Le spezie qui ci sono e sono tante ed intense. Al naso sono i canditi a sopravanzare, mentre in bocca è la vera esplosione: frutta candita, un agrumato molto intenso con una sferzata mielata, quasi incensata la sensazione finale complessiva. Birra molto appagante, anche se da metà bicchiere in giù cambia la storia: perde di facilità e resta piantata, diventando quasi noiosa con i malti caramello che salgono in cattedra.
Una buona birra, va detto, che forse non incontra i miei gusti in tema di kerstbier.
In ultimo devo riportare un'altra natalizia bevuta qualche giorno prima. Si tratta della Befana Chinata, realizzata dal Birrificio Geco con l'associazione Malti da Legare. Poche parole di consenso per questa interpretazione singolare di una natalizia. La bottiglia stappata si riferisce alla cotta 2012, aromatizzata con corteccia di china e che utilizza luppolo Chinook in dry hopping. Il carattere più evidente è quello agrumato, insieme ad un erbaceo e vegetale molto intenso ed originale. Un tocco un po' funky, fresco ed acidulo si insinua tra un sorso e l'altro, rinforzato da una bella secchezza. Birra che merita, e che nel finale vira sul un tono amaro diffuso e ripulente.
Quanto vorrei che le festività durassero ancora (mmm...ma solo come pretesto, eh!)
Cheers!
E così, dopo una prima serie, c'è tempo per bere altro.
[...]La Krampus, però più che al Natale si riferisce ad una leggenda dei paesi ladini. La notte del 5 dicembre i Krampus si aggirano fra le vie ed i vicoli dei paesi dell’arco alpino, coperti di pelli di montoni, con corna e zampe di capra, agitando le loro nere catene terrorizzano gli abitanti dei villaggi. È il preludio dell’arrivo del Vescovo San Nicola (antico precursore di Babbo Natale) che porterà pace e doni nella comunità.[...]
Potrebbe essere una sorta di dubbel come birra base, ma c'è molto altro oltre al tenore alcolico rinforzato. Al naso lo speziato è evidente seppur non netto, mentre la schiuma sarà forse l'unica cosa a non essere notevole. Nonostante ciò la carbonazione è sostenuta perciò adeguata a questo spessore. In bocca su uno sfondo di caramelli, molto ben alleggeriti e masticabili, arriva fin da subito un'esplosione speziata: non è dato sapere tutto ciò che è stato utilizzato, ma le poche certezze che si avvertono sono la presenza di qualche pepe che conferisce il tipico sentore di balsamico e di alloro riconoscibile in altre natalizie italiane e belghe. In più sono propenso a pensare alla presenza di cardamomo.
Cercando tra le info noto la breve scheda* su Domus Birrae dove si parla di ben 9 spezie, ed io che sono a quota 2 sono consapevole di non poter vincere questa sfida, perciò mollo subito. Le ulteriori informazioni riguardano il passaggio in botte, di cui non immaginavo, e la rifermentazione con Brettanomiceti, alquanto nascosto ma che spiega la particolare freschezza e secchezza. Ottima birra, altra conferma delle trasversali qualità di Campari.
[*EDIT: Brett talmente ben nascosti che in effetti non c'erano: ho sbagliato scheda (quella linkata è la versione Riserva Strepponi) ma il fiuto si è rifiutato di mentire.]
Seconda birra che ha attratto l'attenzione è stata la Spéciale Noël dei belgi di La Moneuse. Le aspettative per questa birra erano tante, purtroppo in buona parte disattese. Appena stappata evito l'effetto fontana prontamente avvicinando il bicchiere, e la carbonazione si avvertirà molto poco dopo in bocca.
L'aspetto non è dei migliori, il colore ramato e la schiuma molto disomogenea. Al naso è molto forte la vampata fenolica, mentre in bocca è panico nel ritrovarsi senza richiami ai malti: per una birra di 8%alc. questa sciatteria non è affatto il miglior cartellino da visita. Nel tempo sale qualche leggerissimo fruttato di uvetta, tra spettri di muffa e di ossidazione, ma la birra in sè non supera la prova principale: il bicchiere resta pieno per metà.
Eppure le recensioni di Alberto Laschi qui e qui non mi avrebbero mai fatto presagire questo finale. Non posso che immaginare che la birra ed il birrificio non siano gli stessi descritti qualche anno fa.
Per concludere degnamente si passa ancora ad una birra di De Struise, dopo le Pannepot dei giorni scorsi. Stavolta tiriamo il collo alla Tsjeeses, dalla storia bizzarra che, per evitare di ripetere con altre parole e male, estrapolo da Una birra al giorno:
La parola, pronunciata, suona all'incirca come l'inglese "cheeses" ed ha anche una certa assonanza con "Jesus". In verità - dice Urbain Coutteau - si tratta solamente di un'esclamazione senza alcun significato: sarebbe quello che lui stesso avrebbe pronunciato dopo aver assaggiato la prima versione di questa birra invernale, restandone favorevolmente impressionato. L'assonanza non fu però particolarmente apprezzata dalla TTB (Alcohol and Tobacco Tax Trade Bureau) Americana; l'etichetta, ancora meno. L'immagine caricaturale di Urban Coutteau che indossa un cappello da Babbo Natale con il fumo che gli esce dal naso ("inebriato dalla birra appena bevuta", dicono gli Struise) venne considerata dagli ispettori americani un'immagine offensiva che raffigura una specie di Gesù Cristo sotto l'effetto di stupefacenti. Il risultato fu il divieto d'esportazione negli USA, uno dei mercati principali del birrificio belga. Dapprima gli Struise pensano di modificare l'etichetta coprendo il volto di Babbo Natale con un burka nero ma poi, onde evitare altri problemi con le autorità a stelle e strisce, scelgono un approccio più "soft" eliminando il fumo che esce dal naso e mettendo addosso a Santa Claus un paio di innocenti occhiali da sole verdi alle bottiglie destinate al mercato statunitense.
Le spezie qui ci sono e sono tante ed intense. Al naso sono i canditi a sopravanzare, mentre in bocca è la vera esplosione: frutta candita, un agrumato molto intenso con una sferzata mielata, quasi incensata la sensazione finale complessiva. Birra molto appagante, anche se da metà bicchiere in giù cambia la storia: perde di facilità e resta piantata, diventando quasi noiosa con i malti caramello che salgono in cattedra.
Una buona birra, va detto, che forse non incontra i miei gusti in tema di kerstbier.
In ultimo devo riportare un'altra natalizia bevuta qualche giorno prima. Si tratta della Befana Chinata, realizzata dal Birrificio Geco con l'associazione Malti da Legare. Poche parole di consenso per questa interpretazione singolare di una natalizia. La bottiglia stappata si riferisce alla cotta 2012, aromatizzata con corteccia di china e che utilizza luppolo Chinook in dry hopping. Il carattere più evidente è quello agrumato, insieme ad un erbaceo e vegetale molto intenso ed originale. Un tocco un po' funky, fresco ed acidulo si insinua tra un sorso e l'altro, rinforzato da una bella secchezza. Birra che merita, e che nel finale vira sul un tono amaro diffuso e ripulente.
Quanto vorrei che le festività durassero ancora (mmm...ma solo come pretesto, eh!)
Cheers!
Occhio! La scheda di Domus Birrae fa riferimento alla Krampus Riserva Strepponi del 2009, per la quale 19 euro si spenderebbero pure.
RispondiEliminaQuella da te bevuta è una "semplice" Krampus nella quale non v'è alcuna traccia di Brettanomyces o Lactobacillus e forse neanche delle 9 spezie che caratterizzano quell'altra.
Ottima birra ma prezzo folle! Ma non è colpa del buon Campari...
Brett talmente ben nascosti che in effetti non c'erano: ho sbagliato scheda ma il fiuto si è rifiutato di mentire. :)
EliminaRiesci a non sbagliare anche quando sei in errore ;)
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