EDIT: Rispetto al lancio iniziale, trattasi non più di beer firm ma di birre celebrative, come annunciato nei commenti dal Birrificio Decimoprimo e Birrarium.
Il basso profilo e l'esclusività della mescita non l'hanno ancora fatta conoscere ai più.
Ma fatto sta che il Birrarium, birreria-beer shop di Acquaviva delle Fonti, è da considerare anche tra le forme brassicole pugliesi che producono in un birrificio reale non di proprietà.
La Birrarium Brewing Company ha come birrificio fisico di appoggio Decimoprimo, a Trinitapoli, che si sta prestando in più di un'occasione al conto-terzismo.
Il linguaggio è senza dubbio immediato già dalla grafica, con il logo schematico dove vengono rappresentati simbolicamente il chicco di malto, il cono di luppolo, una goccia di acqua e azzarderei il cerchio d'insieme come la cellula di lievito.
Le birre prodotte al momento per il Birrarium sono due, una IPA ed una scotch ale. Fin dall'inizio l'obiettivo è stato solo e solamente servire queste birre tra le mura della birreria, facendo di questo luogo un locale di somministrazione esclusiva e diretta per certi versi analogo ad un brewpub, con la ovvia differenza che qui il birrificio è virtuale oltre a non essere attiguo.
La birra di debutto è stata la The First IPA, lanciata a luglio 2013 sia in fusto che in bottiglia.
Gradazione 5,6%, luppolatura con Perle, Centennial ed Amarillo e solo malto Vienna.
Si caratterizza soprattutto per i toni resinosi leggeri al naso, contornati da una presenza maltata non indifferente. Il malto Vienna si avverte con sensazioni che spaziano dal caramellato al bruciato, per poi concludersi con un amaro abbastanza accentuato (60 gli IBU dichiarati), sicuramente persistente e graffiante.
Il carattere, insomma, lo esprime non solo attraverso la parte luppolata ma anche e soprattutto per quella certa presenza di segnali tostati che non ci si aspetta in uno stile come questo, e che forse un po' sporcano la beverinità di una birra da trangugiare in tutta facilità.
Segnale della presenza tutt'altro che scarna di un malto di peso come il Vienna è anche il colore ambrato dallo spiccato riflesso ramato, mentre la schiuma è densa, compatta ed imperante a pinta servita.
Un paio di mesi fa è arrivata la seconda birra, la The Scotch Ale Xmas edition. Il Natale entra di diritto nel nome dato che il suo lancio è avvenuto il 24 dicembre 2013, e l'affascinante tartan scozzese dalle calde tonalità rosse giustificano senza tante forzature questo connubio.
C'è da precisare che questa birra, pur andandosi ad aggiungere alla prima, non rientra strettamente nel progetto beer firm ma si tratta più semplicemente di una birra realizzata da Decimoprimo per il Birrarium come locale. Concetti leggermente diversi nella forma ed un po' meno nella sostanza, ma tant'è.
L'ho stappata qualche giorno fa in bottiglia, essendomela persa alla spina momentaneamente, e nello specifico dovrebbe indirizzarsi verso il sottostile delle strong scotch ale, dette anche wee heavy, definizioni similari ma entrambe ben differenti dalle scottish ale (nelle varie versioni light/60-, heavy/70- o export/80- molto più blande in grado alcolico e complessità).
Dunque, strong scotch ale da 6,5% con schiuma color crema, abbastanza persistente e bolle a grana media.
Si presenta di color rubino scintillante ed appena ci metto il naso dentro tiro fuori caramello e torbato su tutto. Netta la presenza di quest'ultimo, con una punta affumicata niente male data da malti Whisky.
In bocca è il caramello a dominare la scena iniziale e a conferire sapori maltati pieni e robusti a sostegno ancora del carattere torbato che da metà sorso in poi si prende tutta la scena. Nel finale e nel retrogusto viene fuori ancor più prepotentemente e si unisce ad un tono amaro di media intensità ma di lunga persistenza.
Amaro e torbato si combinano e si intrecciano fino alla fine, distraendo dalla complessità a tratti imbarazzante rispetto a stili anglosassioni più session. Ma in sostanza l'accoppiata va a controbilanciare la parte di caramello e melassa più in evidenza al naso, dove invece la luppolatura (generosa, 30 IBU dati da EKG e Fuggle) amaricante non si riesce ad intuire bassa come da stile.
Sicuramente una birra non in voga al giorno d'oggi, e per questo motivo sono spinto ad apprezzarla anche un po' di più del dovuto. Se dovessi trovarne un punto debole punterei sull'amaro, a tratti molto spigoloso e presumibilmente molto distribuito durante la parte iniziale della bollitura piuttosto che in quella centrale, ma ne faccio una questione di gusto personale perchè la birra è assolutamente ben fatta.
In sostanza mi sento di dire che sono state fornate due buone birre, l'una più frivola e modaiola con qualche licenza sui malti, l'altra possente e burbera con una combinazione amaro-torbato alquanto esplosiva.
Progetti di questo tipo se ne vedono raramente in giro.
Tanti sono i protagonisti di beer firm che semplicemente realizzano o fanno realizzare cotte e successivamente si occupano solo di come e dove vendere i loro prodotti.
Pochi sono quelli che, a ragion veduta su costi e filiera, scelgono anche di detenere l'esclusività del prodotto nel contesto della birreria, ancor meglio se indipendente e con un impianto di proprietà. Citerei come analogia il caso più unico che raro dei ragazzi di Cerevisia Vetus, seppur con qualche differenza, ma mentre scrivo mi sovviene anche il Bibere di Corato (BA) attivo qualche anno fa con modalità simili.
Arriverà a breve una terza birra? Non credo tarderà molto ad arrivare, in realtà...
Tra l'altro è notizia di questi giorni il completamento dell'impianto di proprietà: al bancone troverete ora 5 vie al posto delle 3 precedenti che ospitavano prodotti craft a corrente alternata e tra cui ora credo troveranno più spazio i fusti delle proprie produzioni.
Un'altra bella novità ed un punto di riferimento che si va consolidando nel tempo.
Cheers!
Il basso profilo e l'esclusività della mescita non l'hanno ancora fatta conoscere ai più.
Ma fatto sta che il Birrarium, birreria-beer shop di Acquaviva delle Fonti, è da considerare anche tra le forme brassicole pugliesi che producono in un birrificio reale non di proprietà.
La Birrarium Brewing Company ha come birrificio fisico di appoggio Decimoprimo, a Trinitapoli, che si sta prestando in più di un'occasione al conto-terzismo.
Le birre prodotte al momento per il Birrarium sono due, una IPA ed una scotch ale. Fin dall'inizio l'obiettivo è stato solo e solamente servire queste birre tra le mura della birreria, facendo di questo luogo un locale di somministrazione esclusiva e diretta per certi versi analogo ad un brewpub, con la ovvia differenza che qui il birrificio è virtuale oltre a non essere attiguo.
La birra di debutto è stata la The First IPA, lanciata a luglio 2013 sia in fusto che in bottiglia.
Gradazione 5,6%, luppolatura con Perle, Centennial ed Amarillo e solo malto Vienna.
Si caratterizza soprattutto per i toni resinosi leggeri al naso, contornati da una presenza maltata non indifferente. Il malto Vienna si avverte con sensazioni che spaziano dal caramellato al bruciato, per poi concludersi con un amaro abbastanza accentuato (60 gli IBU dichiarati), sicuramente persistente e graffiante.
Il carattere, insomma, lo esprime non solo attraverso la parte luppolata ma anche e soprattutto per quella certa presenza di segnali tostati che non ci si aspetta in uno stile come questo, e che forse un po' sporcano la beverinità di una birra da trangugiare in tutta facilità.
Segnale della presenza tutt'altro che scarna di un malto di peso come il Vienna è anche il colore ambrato dallo spiccato riflesso ramato, mentre la schiuma è densa, compatta ed imperante a pinta servita.
Un paio di mesi fa è arrivata la seconda birra, la The Scotch Ale Xmas edition. Il Natale entra di diritto nel nome dato che il suo lancio è avvenuto il 24 dicembre 2013, e l'affascinante tartan scozzese dalle calde tonalità rosse giustificano senza tante forzature questo connubio.
C'è da precisare che questa birra, pur andandosi ad aggiungere alla prima, non rientra strettamente nel progetto beer firm ma si tratta più semplicemente di una birra realizzata da Decimoprimo per il Birrarium come locale. Concetti leggermente diversi nella forma ed un po' meno nella sostanza, ma tant'è.
L'ho stappata qualche giorno fa in bottiglia, essendomela persa alla spina momentaneamente, e nello specifico dovrebbe indirizzarsi verso il sottostile delle strong scotch ale, dette anche wee heavy, definizioni similari ma entrambe ben differenti dalle scottish ale (nelle varie versioni light/60-, heavy/70- o export/80- molto più blande in grado alcolico e complessità).
Dunque, strong scotch ale da 6,5% con schiuma color crema, abbastanza persistente e bolle a grana media.
Si presenta di color rubino scintillante ed appena ci metto il naso dentro tiro fuori caramello e torbato su tutto. Netta la presenza di quest'ultimo, con una punta affumicata niente male data da malti Whisky.
In bocca è il caramello a dominare la scena iniziale e a conferire sapori maltati pieni e robusti a sostegno ancora del carattere torbato che da metà sorso in poi si prende tutta la scena. Nel finale e nel retrogusto viene fuori ancor più prepotentemente e si unisce ad un tono amaro di media intensità ma di lunga persistenza.
Amaro e torbato si combinano e si intrecciano fino alla fine, distraendo dalla complessità a tratti imbarazzante rispetto a stili anglosassioni più session. Ma in sostanza l'accoppiata va a controbilanciare la parte di caramello e melassa più in evidenza al naso, dove invece la luppolatura (generosa, 30 IBU dati da EKG e Fuggle) amaricante non si riesce ad intuire bassa come da stile.
Sicuramente una birra non in voga al giorno d'oggi, e per questo motivo sono spinto ad apprezzarla anche un po' di più del dovuto. Se dovessi trovarne un punto debole punterei sull'amaro, a tratti molto spigoloso e presumibilmente molto distribuito durante la parte iniziale della bollitura piuttosto che in quella centrale, ma ne faccio una questione di gusto personale perchè la birra è assolutamente ben fatta.
In sostanza mi sento di dire che sono state fornate due buone birre, l'una più frivola e modaiola con qualche licenza sui malti, l'altra possente e burbera con una combinazione amaro-torbato alquanto esplosiva.
Progetti di questo tipo se ne vedono raramente in giro.
Tanti sono i protagonisti di beer firm che semplicemente realizzano o fanno realizzare cotte e successivamente si occupano solo di come e dove vendere i loro prodotti.
Pochi sono quelli che, a ragion veduta su costi e filiera, scelgono anche di detenere l'esclusività del prodotto nel contesto della birreria, ancor meglio se indipendente e con un impianto di proprietà. Citerei come analogia il caso più unico che raro dei ragazzi di Cerevisia Vetus, seppur con qualche differenza, ma mentre scrivo mi sovviene anche il Bibere di Corato (BA) attivo qualche anno fa con modalità simili.
Arriverà a breve una terza birra? Non credo tarderà molto ad arrivare, in realtà...
Tra l'altro è notizia di questi giorni il completamento dell'impianto di proprietà: al bancone troverete ora 5 vie al posto delle 3 precedenti che ospitavano prodotti craft a corrente alternata e tra cui ora credo troveranno più spazio i fusti delle proprie produzioni.
Un'altra bella novità ed un punto di riferimento che si va consolidando nel tempo.
Cheers!
Gent.le Angelo, a parte il nostro prestarci al contoterzismo che noi, come azienda, interpretiamo come selezionare dei progetti, in cui in qualche modo crediamo e supportarli in modi diversi nella parte produttiva. In questo articolo dobbiamo correggerti, visto che le birre di cui parli sono birre di Decimoprimo prodotte in esclusiva per un locale amico... quelle che per intenderci in "gergo" chiamate collaborative o celebrative. La First Ipa è stata brassata da Decimoprimo in occasione e per festeggiare il primo compleanno del birrarium, mentre la scotch Ale è nata in esclusiva per il birrarium in occasione del Natale. Mi sembra che siano differenze sostanziali sia nella forma che nella sostanza. Queste inesattezze nell'articolo, mi lasciano un po perplessa, visto che più volte abbiamo avuto il piacere di parlarne insieme. Queste precisazioni mi sembravano utili al fine della corretta e completa informazione di questo articolo. Comunque, come sempre, rimaniamo a disposizioni per qualsiasi domanda o chiarimento su questo e su altri temi. Saluti Patrizia Sarcina Birrificio Decimoprimo
RispondiEliminaCiao Patrizia, ti ringrazio per le precisazioni alle inesattezze che non immaginavo di aver commesso.
EliminaSinceramente mi sfuggiva l'errore di fondo, tanto che mi è stato segnalato non solo da te ma anche dal Birrarium ed avevo già prontamente corretto richiamando quella "diversità" nella forma. Evidentemente non è sufficientemente esatto, ma a questo punto vuol dire che sta sfuggendo a me ancora qualcosa...qualcuno mi faccia capire se queste sono birre di beer firm o semplici birre celebrative del birrificio, e se ci fossero grandi differenze in cosa di concretizzano (ricetta? burocrazia?).
Lo chiedo in primis per capirlo io. In effetti ora noto che la grafica della IPA ha con se il marchietto "brewing company", mentre la scotch ale no...
Tutto ciò fermo restando questo sia un progetto in cui credete e che supportate (non ho dubbi), come negli altri casi e come nei fatti dimostrate, figuriamoci.
Da osservatore della scena birraria pugliese l'importante per me era non far cadere nel dimenticatoio le birre The First IPA e The Scotch Ale: saranno capitate occasioni di confronto ma sinceramente non ricordo specifiche distinzioni su questo proposito, per cui stai tranquilla che possiamo sciogliere tranquillamente qualsiasi perplessità o interpretazione... :)
Perdonami se son stato approssimativo in qualche dettaglio, se vogliamo completare il discorso con qualche info più specifica su queste collaborazioni, tanto meglio, qui c'è spazio.
Saluti
Angelo
Caro Angelo, le birre di cui parli sono birre brassate da noi di Decimoprimo di concerto con i ragazzi del Birrarium e in collaborazione con loro... La differenza sostanziale è che in questo caso noi non abbiamo prodotto per una beer-firm. La The first ipa e la Scotch ale sono per noi one shot o "esercizi di stile", che Michele ha tirato fuori per condividere la passione per alcuni stili con un locale che per noi è un punto di riferimento in Puglia per passione e professionalità. Per noi il Birrarium è un beer-shop non una beer-firm come emerge dal tuo articolo. Magari questo può essere di stimolo per parlare sul tuo blog delle differenze. Tu non pensi che ci siano differenze tra le due cose? saluti Patrizia Birrificio Decimoprimo
EliminaC'è qualche caso simile e che è ritenuto beer firm, citavo Cerevisia Vetus per esempio.
EliminaSinceramente la comunicazione di un logo "Birrarium Brewing Company" e il fatto che non si sia mai letta nessuna precisazione da Decimoprimo (non dovute ma che arrivano ora, febbraio, quando invece parte circa tutto 1 anno fa se non erro) credo abbiano fatto "cadere in errore" più di uno, non solo me.
Cito questa fonte
http://www.cronachedibirra.it/birre/8337/ecco-le-ultime-novita-dei-birrifici-italiani-stavio-bav-kashmir-birrarium/
e quest'altra fonte
http://www.microbirrifici.org/Birrarium_birrificio.aspx
Anche per me il Birrarium è un beer shop essenzialmente, non c'è dubbio, e penso ci siano enormi differenze non solo tra birrificio e beer firm ma anche all'interno del panorama stesso delle beer firm.
Così come ci si può chiedere se vale farsi un logo per chiamarsi beer firm, ci si può interrogare su cosa si caratterizza la cessione (dal birrificio ai committenti) dei "diritti" sulla singola birra: se sulla ricetta, su mente e braccia che la producono, sugli aspetti burocratici e contrattuali o su altro.
Credo che il singolo consumatore, all'oscuro di tutto ciò, leggendo su una birra un logo ed un marchio, pensi istintivamente ad una beer firm.
Che il responsabile di questi fraintendimenti sia la veste grafica? La butto lì...lungi da critiche, porgo solo il mio feedback di consumatore.
Caro Angelo, effettivamente non abbiamo mai fatto alcuna precisazione, lasciando che i ragazzi del Birrarium chiarissero il tutto. Rispetto ai link che ci citi, è stato fatto presente da parte loro dell'equivoco, sia ad Andrea Turco che a microbirrifici.org, ma su questo lascio ai ragazzi lo spazio per dire... Mentre sul resto, ritengo che siano molte, come dici tu le differenze, sicuramente non basta un logo, ma responsabilità sul prodotto e sul processo marcano la differenza, almeno da parte nostra. Comunque sicuramente argomento interessante da approfondire!!! Patrizia Birrificio Decimoprimo
EliminaTante parole per poi scoprire che... "effettivamente non abbiamo mai fatto alcuna precisazione, lasciando che i ragazzi del Birrarium chiarissero tutto"...
RispondiEliminaCredo che tutti questi fraintendimenti siano principalmente dovuti ad una mancanza di comunicazione tra i protagonisti della vicenda.
Buona sera a tutti, da "protagonisti", è giusto fornire allora un pò di chiarezza all'articolo e ai commenti al fine di evitare ulteriori fraintendimenti, specie, a chi è ignaro di tutto. Le birre THE FIRST IPA e THE SCOTCH ALE, come già più volte detto a tanti nelle sedi opportune, sono birre celebrative prodotte da DECIMOPRIMO per il BIRRARIUM beer shop birreria. La questione era ed è chiara ai più .. Tra noi e DECIMOPRIMO, non c'è stata nessuna mancanza di comunicazione. Anzi, direi che la mancanza di comunicazione c'è stata tra noi e l'autore ... Forse una chiacchierata con i protagonisti, prima di scrivere l'articolo, visto che i momenti non mancano, non sarebbe stata male. Ora, visto che chiarezza (speriamo) sia stata fatta, riteniamo, in primis, ringraziare sia chi ci sta supportando nelle collaborazioni sia coloro che ci commentano. In seconda battuta, chiediamo di evitare il susseguirsi di commenti che non fanno altro che mettere in secondo piano le birre, strumentalizzandole. Crediamo nella buona fede di tutti e ci scusiamo per eventuali errori commessi.
RispondiEliminaun saluto
GLI AMICI DEL BIRRARIUM
Con tutto il rispetto per le birre, vero oggetto del post e di cui ho abbondantemente parlato, credo di aver detto quello che semplicemente si evince dalla realtà, e a questo punto devo precisare io e citare ancora le fonti (soprattutto microbirrifici.org) a mia discolpa: se Birrarium Brewing Company (marchio di debutto della The First IPA) non stava ad identificare una beer firm, vorrei si indicasse anche come io o un qualsiasi consumatore potremmo essere in grado di intuirlo da soli quando invece la scritta Birrarium Brewing Company campeggia in etichetta.
EliminaSulla The scotch ale, come detto, dopo l'articolo mi è stato già segnalato da fonti Birrarium che si trattava di un qualcosa di "collaborativo" e di diverso dalla precedente, birra da beer firm vera e propria. Ed infatti avevo prontamente corretto, fino alla nuova segnalazione successiva.
Tutto ciò per precisare che non credo di avere a che fare io con i problemi di comunicazione, prelevo le informazioni già circolanti sul web e aggiungo solo i commenti personali, piuttosto le informazioni si stanno rivelando incomplete alla fonte.
Ad ogni modi, come atto risolutivo propongo di berci insieme The Scotch Ale e di passarci sopra! :)
Cheers!
Ma alla fine, senza giri di parole e papiri, siete o non siete beer firm? Risposta secca...
RispondiEliminaPer la prima volta, grazie a questo post, si riesce finalmente a capire come stanno le cose, e tu chiedi ancora se sono una beer firm :))) ???
EliminaSì ma perchè il sottobicchiere con scritto Birrarium brewing company? E' naturale cadere in errore...
EliminaMi pare che Gino si sia scusato per gli eventuali errori commessi... ;)
EliminaSoffermatevi pure sulla semantica.
RispondiEliminaFatto sta che molti birrifici, compreso decimoprimo, fanno più birra contoterzi che per sé stessi.
Nulla di non consentito, eh, però fa pensare molti sullo stato malato del mercato italico.
Poi voi continuate pure a trastullarvi sulle supercazzole e sulle definizioni...