Le novità in questa regione non finiscono mai e la forma produttiva delle beer firm è una delle più attive in questi tempi, e così dopo aver visto l'esempio di un brewpub che punta tutto sulla mescita ci catapultiamo su un progetto decisamente diverso nei modi e nell'approccio.
Qualche giorno fa ho incontrato Danilo Valente ed Alessandro Liberio, protagonisti della nuova realtà di Beer Oz.
Si tratta del progetto brassicolo che sfocia in questa avventura produttiva dopo quasi cinque anni di homebrewing, contesto ed occasione in cui li ho conosciuti io stesso.
Per realizzare quello che un po' è stato il loro pallino di questi ultimi anni si sono affidati agli impianti di produzione di Birrificio Castel del Monte di Ruvo di Puglia, mentre il loro campo base è a Modugno, appena fuori Bari.
Sono sul mercato ancora da pochissimo, ma a quanto pare le cose stanno cominciando a girare. Abbiamo avuto modo di parlare di questa prima fase che li ha visti impegnati nelle cotte presso lo stesso birrificio nonchè nel commerciale e nella distribuzione.
Si dedicano ormai fiumi di inchiostro sul fenomeno delle birre conto terzi, con pro e contro sul versante imprenditoriale e produttivo quanto su quello del consumo, della qualità del prodotto finale e sui prezzi.
A dimostrazione del fatto che le parole lasciano quasi sempre il tempo che trovano, posso già anticipare che le due birre che al momento escono a nome Beer Oz sono buone birre, ben fatte e anche piacevoli.
I nomi sono prelevati dalla loro passione comune per il gruppo dei Litfiba.
La prima birra è Eva, blond ale da 5,0%alc. che mi è sembrata di ispirazione inglese per apporto finemente fruttato dei lieviti e fragranza. L'apporto dei luppoli c'è ma non aggredisce, con l'Amarillo che conferisce un tocco di rifinitura aggiungendo ulteriori sfumature aranciate. In bocca il corpo è appagante, alquanto pieno ed amabile e qui forse ricorda più un'approccio belga di sostanza, riccamente maltato e croccante.
Si avverte un po' di amaro nonostante i 30 IBU dichiarati: laddove i lieviti hanno lasciato zuccheri, ci ha pensato la luppolatura e ne viene fuori che l'equilibrio finale è decisamente di buon livello.
La seconda birra è la Morgana, ambrata di stile A.P.A. da 5,5%alc. più spostata verso il contributo dei luppoli. Oltre a nobili usati in bollitura, l'aroma è dominato dal Cascade usato anche in dry hopping, e si sente tutto. L'inconfondibile profilo di questo luppolo non può non far vittime, così come la base maltata meno complicata del previsto. Sono contento che non si tratti di un classico carico di caramello: i toni morbidi e destrinici dei malti caramellati sono appena avvertibili e per nulla opprimenti, lasciando spazio nel finale ad un amaro qui un po' più presente rispetto alla precedente birra dati i 50 IBU ma tutto sommato (almeno per il mio palato) sopportabile ed decisamente accettabile. Paradossalmente si rivela originale dato che il Cascade è stato sedotto ed ormai abbandonato dai birrai di mezza Italia, e non nascondo che mi fa quasi piacere ritrovarlo perchè, con il dovuto distacco di questi tempi, ora riesco ad apprezzarlo meglio.
Due birre corrette, che non deludono, senza problemi o difetti. Vicini agli stili quanto basta e facili da comprendere ed apprezzare anche da chi di stili birrari non ne capisce e non ne vorrebbe sentire parlare.
Nulla da dire sulla schiuma, perfetta, e sulla carbonazione in regola.
C'è altro in programma, una terza birra verrà fuori nei prossimi mesi e sicuramente non sarà l'unica.
Interessante anche il formato delle bottiglie da 50cl ed anche la forma stessa, compromesso di quantità tra la tanto temuta 75cl e la scarsa 33cl hanno influito su questa scelta.
Se le birre si confermeranno su questa direzione credo non faranno fatica a farsi conoscere ed apprezzare da sempre più consumatori, ed è questo l'augurio che Alessandro e Danilo si fanno.
È chiaro che poi il discorso sulle vendite, sulla distribuzione e sulla diffusione delle birre stesse è un capitolo a parte, come è noto. In questo momento il mercato pugliese si sta addensando sempre più, ed è chiaro che chi la dura la vince. Si attuerà un meccanismo di selezione naturale che riguarderà i locali ed i produttori che meglio sapranno lavorare e garantire qualità e che non mancheranno però di attenzione nel distinguersi, ritagliarsi la propria fetta di mercato, sapersi proporre nei luoghi più sensibili alla birra artigianale e con prezzi accessibili.
Credo che alcune di queste caratteristiche i ragazzi di Beer Oz le abbiano e questa avventura appena iniziata non potrà che suggerire, a loro come ad altri, che strade affrontare.
Di certo posso dire che le birre sono buone e piacevoli, pur trattandosi delle primissime cotte.
In bocca al lupo Beer Oz!
Cheers!
Qualche giorno fa ho incontrato Danilo Valente ed Alessandro Liberio, protagonisti della nuova realtà di Beer Oz.
Si tratta del progetto brassicolo che sfocia in questa avventura produttiva dopo quasi cinque anni di homebrewing, contesto ed occasione in cui li ho conosciuti io stesso.
Per realizzare quello che un po' è stato il loro pallino di questi ultimi anni si sono affidati agli impianti di produzione di Birrificio Castel del Monte di Ruvo di Puglia, mentre il loro campo base è a Modugno, appena fuori Bari.
Sono sul mercato ancora da pochissimo, ma a quanto pare le cose stanno cominciando a girare. Abbiamo avuto modo di parlare di questa prima fase che li ha visti impegnati nelle cotte presso lo stesso birrificio nonchè nel commerciale e nella distribuzione.
Si dedicano ormai fiumi di inchiostro sul fenomeno delle birre conto terzi, con pro e contro sul versante imprenditoriale e produttivo quanto su quello del consumo, della qualità del prodotto finale e sui prezzi.
A dimostrazione del fatto che le parole lasciano quasi sempre il tempo che trovano, posso già anticipare che le due birre che al momento escono a nome Beer Oz sono buone birre, ben fatte e anche piacevoli.
I nomi sono prelevati dalla loro passione comune per il gruppo dei Litfiba.
La prima birra è Eva, blond ale da 5,0%alc. che mi è sembrata di ispirazione inglese per apporto finemente fruttato dei lieviti e fragranza. L'apporto dei luppoli c'è ma non aggredisce, con l'Amarillo che conferisce un tocco di rifinitura aggiungendo ulteriori sfumature aranciate. In bocca il corpo è appagante, alquanto pieno ed amabile e qui forse ricorda più un'approccio belga di sostanza, riccamente maltato e croccante.
Si avverte un po' di amaro nonostante i 30 IBU dichiarati: laddove i lieviti hanno lasciato zuccheri, ci ha pensato la luppolatura e ne viene fuori che l'equilibrio finale è decisamente di buon livello.
La seconda birra è la Morgana, ambrata di stile A.P.A. da 5,5%alc. più spostata verso il contributo dei luppoli. Oltre a nobili usati in bollitura, l'aroma è dominato dal Cascade usato anche in dry hopping, e si sente tutto. L'inconfondibile profilo di questo luppolo non può non far vittime, così come la base maltata meno complicata del previsto. Sono contento che non si tratti di un classico carico di caramello: i toni morbidi e destrinici dei malti caramellati sono appena avvertibili e per nulla opprimenti, lasciando spazio nel finale ad un amaro qui un po' più presente rispetto alla precedente birra dati i 50 IBU ma tutto sommato (almeno per il mio palato) sopportabile ed decisamente accettabile. Paradossalmente si rivela originale dato che il Cascade è stato sedotto ed ormai abbandonato dai birrai di mezza Italia, e non nascondo che mi fa quasi piacere ritrovarlo perchè, con il dovuto distacco di questi tempi, ora riesco ad apprezzarlo meglio.
Due birre corrette, che non deludono, senza problemi o difetti. Vicini agli stili quanto basta e facili da comprendere ed apprezzare anche da chi di stili birrari non ne capisce e non ne vorrebbe sentire parlare.
Nulla da dire sulla schiuma, perfetta, e sulla carbonazione in regola.
C'è altro in programma, una terza birra verrà fuori nei prossimi mesi e sicuramente non sarà l'unica.
Interessante anche il formato delle bottiglie da 50cl ed anche la forma stessa, compromesso di quantità tra la tanto temuta 75cl e la scarsa 33cl hanno influito su questa scelta.
Se le birre si confermeranno su questa direzione credo non faranno fatica a farsi conoscere ed apprezzare da sempre più consumatori, ed è questo l'augurio che Alessandro e Danilo si fanno.
È chiaro che poi il discorso sulle vendite, sulla distribuzione e sulla diffusione delle birre stesse è un capitolo a parte, come è noto. In questo momento il mercato pugliese si sta addensando sempre più, ed è chiaro che chi la dura la vince. Si attuerà un meccanismo di selezione naturale che riguarderà i locali ed i produttori che meglio sapranno lavorare e garantire qualità e che non mancheranno però di attenzione nel distinguersi, ritagliarsi la propria fetta di mercato, sapersi proporre nei luoghi più sensibili alla birra artigianale e con prezzi accessibili.
Credo che alcune di queste caratteristiche i ragazzi di Beer Oz le abbiano e questa avventura appena iniziata non potrà che suggerire, a loro come ad altri, che strade affrontare.
Di certo posso dire che le birre sono buone e piacevoli, pur trattandosi delle primissime cotte.
In bocca al lupo Beer Oz!
Cheers!
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