Di ritorno da Amsterdam ed in direzione dell'aeroporto di Aachen, mi sono fermato per qualche ora nella cittadina di Maastricht, Siamo nel cuore dell'Europa e nei luoghi istituzionali della UE, in un fazzoletto di terra a cavallo tra Germania e Belgio ma sempre di competenza olandese.
Durante le ore di bighellonamento prima del volo aereo ci rechiamo nel locale di cui meglio ho letto cercando informazioni. Si tratta di Het Bat, dal nome dell'omonimo pezzo di lungofiume, ma noto anche come Cafè Frape, posizionato sulla sponda sinistra del fiume Mosa.
Siamo in piena mattinata e il locale è frequentato solo da un paio di anziani signori, più belgi che olandesi dall'aspetto e dalla fisionomia. Appena entrati, si ha la sensazione di essere davvero in Belgio, con arredi barocchi e specchi un po' dappertutto, così come insegne di birrifici trappisti o birre d'abbazia, oltre ad immancabili poster di nuovi birrifici, anche americani.
Si capisce subito che siamo in un luogo di frontiera, sia geografica che concettuale.
Le vie alla spina sono quattro, di cui una è riservata alla birra brassata per il locale e le altre sono praticamente commerciali. La vera sorpresa sono le bottiglie, sia con birre belghe di ottima qualità che con vere sorprese. Infatti, come è successo anche a me ma come già verificato su diverse recensioni sempre su ratebeer, l'anzianotto publican Peter è sempre pronto a consigliarti qualcosa fuori menù.
Inizialmente ho voluto bere proprio la birra fatta per Cafè Frape, chiamata proprio Frapeterke Blond. Birra brassata dagli olandesi di Jopen, di cui avevo bevuto la kuyt qualche giorno prima, dal grado alcolico di 7% e molto torbida nel bicchiere. Nonostante questo handicap visivo, la birra appare con un corpo pienissimo, spande nell'aria aromi di frutta matura lasciando con un amaro vegetale non troppo aggressivo. Per cominciare non è malaccio anche se fa troppo effetto succo di frutta.
Quando, invece, visto il costo di appena 3,50€ contro gli 8,00€ proposti in locali di Amsterdam, voglio buttarmi sulla Zundert, la nuova birra trappista olandese del 9°birrificio che è entrato a far parte del club, lo stesso publican storce il muso e mi dice che non vale molto la pena. Peccato perchè ero proprio contento di averla trovata e di poterla bere. Poco male, perchè Peter chiede se può sorprendermi con qualche birra che assecondi i miei gusti. Gli dico che vorrei bere qualcosa di locale, di piccoli birrifici, magari con un'occhio di riguardo verso gemme belghe. Dopo aver provato a propormi De Dolle, De La Senne e Dupont e aver capito che avrei gradito qualcosa di ancora più locale e più micro, tira fuori dal cilindro due delle birre migliori dell'intero tour.
La prima è La Mac Vertus del birrificio belga Millevertus. Mi dice che dovrebbe trattarsi di una sorta di belgian bitter scura e l'etichetta recita "The most belgian british style stout" attorno ad un bel kilt scozzese. Non è che sia facilissimo collocare questa birra, che preannuncio buonissima. Ha fruttati evidenti, un filo di tostati per nulla astringenti ed un po' di affumicato che la fa somigliare ad una scotch ale, ma la mano su luppoli (USA) e lievito è decisamente belga con leggeri toni erbacei e pepati. In tutto ciò il corpo è molto esile, molto british appunto. La definirei tra una belgian-scotch ale ed una belgian-mild, se dovessimo giocare con la fantasia. Sta di fatto che reputo questo il tipo di innovazione migliore che certi birrai belgi riescono ad esprimere: mi viene in mente l'esempio di quella XX Bitter che ha aperto nuovi orizzonti nel mondo birraio belga. Senza farmi trasportare troppo dall'enfasi, riesco però a ribadire la bella novità e soprattutto la grande fattura di una birra concettualmente parecchio complicata.
La seconda ed ultima bevuta, invece, è la Xtreem Stout di De Eem. Si tratta di una beer firm, o meglio di un gipsy brewer che opera tra diversi birrifici olandesi e belgi ed il nome del birrificio è dedicato al fiume olandese De Eem, che scorre in un'area al centro del Paese. Potrebbe trattarsi di una di quelle beer firm che però si dichiarano birrifici, che hanno scatenato una caccia alle streghe mezzo stampa senza precedenti in Belgio. Sempre su Dutch Beer Pages si legge che il birraio, Ruud van Moorst, ha esperienze pluriennali in altri birrifici e che presto darà quattro mura anche al suo birrificio vagante.
Sta di fatto che questa Xtreem Stout è forse la migliore belgian stout che abbia mai bevuto. C'è una piacevolissima nota tostata in aroma, di nocciola e di leggeri luppoli agrumati. In bocca si avverte il classico spessore maltato di provenienza belga, con una secchezza e perfezione stilistica senza precedenti. La trovo davvero deliziosa, e mano mano che si scalda un po' arrivano ancora note luppolate al naso, tutt'altro che forti e favolosamente amalgamate con i tostati stessi.
C'è da dire che il publican Peter mi ha voluto davvero molto bene: mi ha fatto bere due birre che non probabilmente non trovo da nessuna parte in Italia, e birre degnissime oltre che memorabili.
Ed è stata questa l'occasione in cui ti accorgi di fare beer hunting, di orientarti in base a quello che scorgi, che intuisci, facendoti guidare da istinto e segnali dell'ambiente. Stimolante e gratificante!
Credo di aver scritto abbastanza report e che il concetto che anche in Olanda si riescono a trovare ottime birre sia chiaro.
Questa è stata davvero la ciliegina sulla torta, in un luogo che doveva essere una semplice decompressione tra uno spostamento e l'altro e che invece mi ha regalato un paio d'ore di grandi sapori.
Il viaggio è finito, si torna a casa...con un grande dispiacere.
Al prossimo viaggio birrario!
Cheers!
Durante le ore di bighellonamento prima del volo aereo ci rechiamo nel locale di cui meglio ho letto cercando informazioni. Si tratta di Het Bat, dal nome dell'omonimo pezzo di lungofiume, ma noto anche come Cafè Frape, posizionato sulla sponda sinistra del fiume Mosa.
Siamo in piena mattinata e il locale è frequentato solo da un paio di anziani signori, più belgi che olandesi dall'aspetto e dalla fisionomia. Appena entrati, si ha la sensazione di essere davvero in Belgio, con arredi barocchi e specchi un po' dappertutto, così come insegne di birrifici trappisti o birre d'abbazia, oltre ad immancabili poster di nuovi birrifici, anche americani.
Si capisce subito che siamo in un luogo di frontiera, sia geografica che concettuale.
Le vie alla spina sono quattro, di cui una è riservata alla birra brassata per il locale e le altre sono praticamente commerciali. La vera sorpresa sono le bottiglie, sia con birre belghe di ottima qualità che con vere sorprese. Infatti, come è successo anche a me ma come già verificato su diverse recensioni sempre su ratebeer, l'anzianotto publican Peter è sempre pronto a consigliarti qualcosa fuori menù.
Inizialmente ho voluto bere proprio la birra fatta per Cafè Frape, chiamata proprio Frapeterke Blond. Birra brassata dagli olandesi di Jopen, di cui avevo bevuto la kuyt qualche giorno prima, dal grado alcolico di 7% e molto torbida nel bicchiere. Nonostante questo handicap visivo, la birra appare con un corpo pienissimo, spande nell'aria aromi di frutta matura lasciando con un amaro vegetale non troppo aggressivo. Per cominciare non è malaccio anche se fa troppo effetto succo di frutta.
Quando, invece, visto il costo di appena 3,50€ contro gli 8,00€ proposti in locali di Amsterdam, voglio buttarmi sulla Zundert, la nuova birra trappista olandese del 9°birrificio che è entrato a far parte del club, lo stesso publican storce il muso e mi dice che non vale molto la pena. Peccato perchè ero proprio contento di averla trovata e di poterla bere. Poco male, perchè Peter chiede se può sorprendermi con qualche birra che assecondi i miei gusti. Gli dico che vorrei bere qualcosa di locale, di piccoli birrifici, magari con un'occhio di riguardo verso gemme belghe. Dopo aver provato a propormi De Dolle, De La Senne e Dupont e aver capito che avrei gradito qualcosa di ancora più locale e più micro, tira fuori dal cilindro due delle birre migliori dell'intero tour.
La prima è La Mac Vertus del birrificio belga Millevertus. Mi dice che dovrebbe trattarsi di una sorta di belgian bitter scura e l'etichetta recita "The most belgian british style stout" attorno ad un bel kilt scozzese. Non è che sia facilissimo collocare questa birra, che preannuncio buonissima. Ha fruttati evidenti, un filo di tostati per nulla astringenti ed un po' di affumicato che la fa somigliare ad una scotch ale, ma la mano su luppoli (USA) e lievito è decisamente belga con leggeri toni erbacei e pepati. In tutto ciò il corpo è molto esile, molto british appunto. La definirei tra una belgian-scotch ale ed una belgian-mild, se dovessimo giocare con la fantasia. Sta di fatto che reputo questo il tipo di innovazione migliore che certi birrai belgi riescono ad esprimere: mi viene in mente l'esempio di quella XX Bitter che ha aperto nuovi orizzonti nel mondo birraio belga. Senza farmi trasportare troppo dall'enfasi, riesco però a ribadire la bella novità e soprattutto la grande fattura di una birra concettualmente parecchio complicata.
La seconda ed ultima bevuta, invece, è la Xtreem Stout di De Eem. Si tratta di una beer firm, o meglio di un gipsy brewer che opera tra diversi birrifici olandesi e belgi ed il nome del birrificio è dedicato al fiume olandese De Eem, che scorre in un'area al centro del Paese. Potrebbe trattarsi di una di quelle beer firm che però si dichiarano birrifici, che hanno scatenato una caccia alle streghe mezzo stampa senza precedenti in Belgio. Sempre su Dutch Beer Pages si legge che il birraio, Ruud van Moorst, ha esperienze pluriennali in altri birrifici e che presto darà quattro mura anche al suo birrificio vagante.
Sta di fatto che questa Xtreem Stout è forse la migliore belgian stout che abbia mai bevuto. C'è una piacevolissima nota tostata in aroma, di nocciola e di leggeri luppoli agrumati. In bocca si avverte il classico spessore maltato di provenienza belga, con una secchezza e perfezione stilistica senza precedenti. La trovo davvero deliziosa, e mano mano che si scalda un po' arrivano ancora note luppolate al naso, tutt'altro che forti e favolosamente amalgamate con i tostati stessi.
C'è da dire che il publican Peter mi ha voluto davvero molto bene: mi ha fatto bere due birre che non probabilmente non trovo da nessuna parte in Italia, e birre degnissime oltre che memorabili.
Ed è stata questa l'occasione in cui ti accorgi di fare beer hunting, di orientarti in base a quello che scorgi, che intuisci, facendoti guidare da istinto e segnali dell'ambiente. Stimolante e gratificante!
Credo di aver scritto abbastanza report e che il concetto che anche in Olanda si riescono a trovare ottime birre sia chiaro.
Questa è stata davvero la ciliegina sulla torta, in un luogo che doveva essere una semplice decompressione tra uno spostamento e l'altro e che invece mi ha regalato un paio d'ore di grandi sapori.
Il viaggio è finito, si torna a casa...con un grande dispiacere.
Al prossimo viaggio birrario!
Cheers!
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