Attendevo da tempo di poter assaggiare le sue birre, da quando passando una serata al Bluebeat di Lecce, tra chiacchiere e birre al bancone, conobbi circa un anno fa Stefano Chironi.
Mi racconta che sta producendo in casa, sta sperimentando ricette e sta affrontando l'homebrewing con un certo rigore. Ogni domenica una cotta, ogni volta qualcosa da affinare e perfezionare, e di lì a poco il suo birrificio avrebbe preso forma.
Sono passati appena sei mesi da quando questo è avvenuto, da quando il Birrificio Malatesta ha aperto i battenti, poco distante proprio da quel Bluebeat, dove Stefano ha conosciuto anche Filippo, assiduo frequentatore del bancone ed ora suo collaboratore in birrificio.
Ed è dunque arrivato il momento di bere le sue birre, trovate alla spina al Birrarium in occasione dell'iniziativa TreperTre.
Cominciamo con la Kritical Weiss, da 4,3% alc., che si presenta molto bene dal punto di vista visivo, tra colorazione, torbidità e persistenza della schiuma. Per stessa ammissione del birraio, non ci troviamo di fronte ad una pura birra in stile, per cui un punto di vista "kritical" è concesso. Al naso banana e chiodi di garofano sono assenti, emerge solo un leggerissimo pepato (ma nulla che possa far pensare a blanche). In bocca dimostra un grande carattere, facile e scorrevole con la tipica lieve vena acidula, ma nulla che possa renderla ispida. Pensata come gateway beer, svolge sicuramente la funzione per la quale è stata programmata.
Proseguiamo con la APA V per Vittoria. Le informazioni su questo stile che tutti vogliono sapere riguardano i luppoli, ed allora diciamoli: EKG, Citra e Cascade. Il dosaggio si rivela molto oculato, cercando di giocare sulla semplicità delle suggestioni di pompelmo piuttosto che sulla violenza, come tentazione e spirito di imitazione suggerirebbero. Ho apprezzato molto questo aspetto, che permette anche di assaporare molto il substrato maltato, per quel poco che conta. Bello non beccarsi una sberla amara ma godersi un fluido e leggero corpo da pale ale secca e scarica, che in sostanza fa posizionare questa APA da 5,3%alc. a metà tra USA e UK.
Proseguiamo con un assaggio in bottiglia della Capricci, IPA da 6,7%alc. che prende il suo nome da un film omonimo di Carmelo Bene, a cui Stefano tributa anche un richiamo in etichetta. La luppolatura di questa birra presenta ancora la varietà Citra e nonostante il colore ramato anche qui i malti caramello non interferiscono con il resto. Il carattere qui è quello resinoso e pinoso, ma il leitmotiv è ancora la facilità e la bassa carbonazione. Una carta che sicuramente si rivela vincente nella sfida ai consumi ancora bassi con cui spesso ci si deve confrontare.
In un crescendo di amaro, in vetta alla gamma si posiziona la Wooly Bully, strong bitter da 5,3%alc. In effetti una volta bevuta il taglio amaro sarà più netto e lungo rispetto alla birre precedenti, addolcito da un corpo non molto watery (personalmente fosse stato più scarico l'avrei apprezzato anche di più) e da leggeri toni biscottati. Anche la schiuma è grandiosa, fin troppo, e sprigiona l'elegante luppolatura combinata di Centennial e Fuggle.
Le birre mi sono sembrate tutte corrette, con piccolissime cose da sistemare (la gasata di qualcuna) ma solo in ottica di ricerca dell'ottimo.
Stefano è attivo da pochissimo e partire così preannuncia un orizzonte roseo e sereno. L'approccio di Stefano nel brassare è pacato e vicino a chi la birra artigianale la vuole bere senza esserne subito inghiottito, andando avanti un passo dopo l'altro per poi non tornare più indietro.
In bocca al lupo a Malatesta!
Cheers!
Mi racconta che sta producendo in casa, sta sperimentando ricette e sta affrontando l'homebrewing con un certo rigore. Ogni domenica una cotta, ogni volta qualcosa da affinare e perfezionare, e di lì a poco il suo birrificio avrebbe preso forma.
Sono passati appena sei mesi da quando questo è avvenuto, da quando il Birrificio Malatesta ha aperto i battenti, poco distante proprio da quel Bluebeat, dove Stefano ha conosciuto anche Filippo, assiduo frequentatore del bancone ed ora suo collaboratore in birrificio.
Ed è dunque arrivato il momento di bere le sue birre, trovate alla spina al Birrarium in occasione dell'iniziativa TreperTre.
Cominciamo con la Kritical Weiss, da 4,3% alc., che si presenta molto bene dal punto di vista visivo, tra colorazione, torbidità e persistenza della schiuma. Per stessa ammissione del birraio, non ci troviamo di fronte ad una pura birra in stile, per cui un punto di vista "kritical" è concesso. Al naso banana e chiodi di garofano sono assenti, emerge solo un leggerissimo pepato (ma nulla che possa far pensare a blanche). In bocca dimostra un grande carattere, facile e scorrevole con la tipica lieve vena acidula, ma nulla che possa renderla ispida. Pensata come gateway beer, svolge sicuramente la funzione per la quale è stata programmata.
Proseguiamo con la APA V per Vittoria. Le informazioni su questo stile che tutti vogliono sapere riguardano i luppoli, ed allora diciamoli: EKG, Citra e Cascade. Il dosaggio si rivela molto oculato, cercando di giocare sulla semplicità delle suggestioni di pompelmo piuttosto che sulla violenza, come tentazione e spirito di imitazione suggerirebbero. Ho apprezzato molto questo aspetto, che permette anche di assaporare molto il substrato maltato, per quel poco che conta. Bello non beccarsi una sberla amara ma godersi un fluido e leggero corpo da pale ale secca e scarica, che in sostanza fa posizionare questa APA da 5,3%alc. a metà tra USA e UK.
Proseguiamo con un assaggio in bottiglia della Capricci, IPA da 6,7%alc. che prende il suo nome da un film omonimo di Carmelo Bene, a cui Stefano tributa anche un richiamo in etichetta. La luppolatura di questa birra presenta ancora la varietà Citra e nonostante il colore ramato anche qui i malti caramello non interferiscono con il resto. Il carattere qui è quello resinoso e pinoso, ma il leitmotiv è ancora la facilità e la bassa carbonazione. Una carta che sicuramente si rivela vincente nella sfida ai consumi ancora bassi con cui spesso ci si deve confrontare.
In un crescendo di amaro, in vetta alla gamma si posiziona la Wooly Bully, strong bitter da 5,3%alc. In effetti una volta bevuta il taglio amaro sarà più netto e lungo rispetto alla birre precedenti, addolcito da un corpo non molto watery (personalmente fosse stato più scarico l'avrei apprezzato anche di più) e da leggeri toni biscottati. Anche la schiuma è grandiosa, fin troppo, e sprigiona l'elegante luppolatura combinata di Centennial e Fuggle.
Le birre mi sono sembrate tutte corrette, con piccolissime cose da sistemare (la gasata di qualcuna) ma solo in ottica di ricerca dell'ottimo.
Stefano è attivo da pochissimo e partire così preannuncia un orizzonte roseo e sereno. L'approccio di Stefano nel brassare è pacato e vicino a chi la birra artigianale la vuole bere senza esserne subito inghiottito, andando avanti un passo dopo l'altro per poi non tornare più indietro.
In bocca al lupo a Malatesta!
Cheers!
Bevute a Birre dal basso qui a Roma un paio di mesi fa. Tra i migliori birrifici presenti (anche se il livello generale non era granché). Come dici tu birre corrette, niente di trascendentale ma come debutto non è affatto male.
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