Il mio lungo viaggio settembrino alla volta della Germania - da cui non mi sono ancora ripreso, ma che per forza di cose devo elaborare, anche con l'aiuto della scrittura - comincia da Monaco.
Causa scali aerei e vicinanza con Bamberga, è qui che atterro e qui stesso passo i miei primi giorni.
Non ero esaltato all'idea di affrontare la scena birraria della capitale economica bavarese a causa delle sue birre molto commerciali, ma come in tutte le situazioni ritengo certe cose vadano osservate da vicino il più possibile prima di emettere delle sentenze.
Non avevo voglia quindi di perdermi tra le "sei sorelle" artefici dell'evento Oktoberfest, che di lì a poco si sarebbe svolto. Ad ogni modo, passando davanti ai loro locali ufficiali, qualcosa l'ho anche bevuta.
Ma non subito.
Prima di tutto mi sono diretto nella prima periferia di Monaco, nel villaggio di Perlach ormai inglobato nella città ma che resta ancora piuttosto rustico e silenzioso rispetto al pieno centro. Mi accomodo tra le panche all'esterno della Forschungsbrauerei ed è subito birra!
Comincio a vedere con mano le dinamiche delle birrerie, gli orari piuttosto pomeridiani in cui cominciano a popolarsi di avventori molto poco giovani, la quantità di mezzo litro che per loro è l'unita fondamentale di misura della capacità: da qui in sù solo multipli.
Bevo la Pilsissimus Export e la trovo già molto buona: birra caratterizzata da un bell'aroma floreale, di camomilla ed anche aranciato. Appiccica un po', ma alla fine sembra bilanciarsi molto bene. Parliamo sicuramente di una luppolatura un po' più generosa, che si avverte molto chiaramente.
Non pago, continuo con la Naturquell. Stavolta sono al cospetto di una dunkel, non la migliore che avrò bevuto ma nient'affatto malvagia. Al naso sale un aroma di miele e caramello, mentre in bocca è la castagna a svettare per prima. Non risulta stucchevole come quel caramello intima, inoltre è il torrefatto ad essere parecchio evidente, facilitato nella percezione da un corpo molto leggero.
Il luogo mi è sembrato molto bello, caratteristico, verace. Caratteristiche che avrei visto ancor più estremizzate nelle successive settimane in Franconia, ma sicuramente questo è stato un ottimo colpo d'occhio ed una doppietta di birre di relativo rispetto, su cui a svettare è stata la Pilsissimus.
Il brewpub in questione, che reca nello stemma una simpatica civetta blu, mi risulta uno dei pochi operanti a Monaco, slegato da logiche commerciali spinte, e che quindi conserva un'atmosfera rurale.
Per bere bene rimanendo su Monaco mi sono però spostato ancora più ai margini, con un treno urbano in direzione sud e con fermata ad Aying. Il noto birrificio Ayinger, commerciale ma non troppo, è situato in un bel paesino distante circa 20km dal centro della città. Lo si trova in cima ad una dolce collina poco distante dalla stazione, dove sorgono anche hotel e ristorante. Io entro nella birreria, al pomeriggio, popolata da locali vestiti con tipici abiti bavaresi.
Capisco poi che questi vestiti rappresentano per loro gli "abiti della domenica", quelli che si indossano nei giorni feriali, e sono per loro abiti di un certo valore affettivo e ritenuti eleganti, ufficiali, da passeggio.
Folklore a parte, mi bevo per iniziare la loro Keller. Come capirò meglio bevendo in Franconia, si tratta di una lager molto fresca di produzione, dove il lievito svolge un ruolo importantissimo a partire dalla produzione fino all'aspetto organolettico della birra stessa.
Questa di Ayinger non ne è l'esempio migliore, non riuscendo a dimostrare una grande rusticità, essendo essa poco definita e poco marcata. Tuttavia anche un neofita sentirebbe differenze rispetto a lager di battaglia, avvertendo qualche tono di frutta a polpa gialla e notando l'evidente torbidità ed una sorta di residuo proteico, data la sua giovane età.
Passo alla Hell, di cui voglio bere per comprendere ancor meglio di questo stile classico prettamente bavarese. Uno stile tradizionalissimo, a volte ai limiti della noia, ma sempre amato dai locali. Salgono al naso buoni aromi di fieno e malto, mentre bevendola è evidente un mielato leggerissimo ma molto croccante. Una birra piena ma molto bevibile, contrariamente alle mie paure.
Ed ho modo di bere anche la versione "holzfass", cioè a caduta dalla botte. Una campanella ogni giorno ne annuncia la possibilità di berla, giunte le 5.00 del pomeriggio. Ancora migliore della versione alla spina, chiaramente con meno gas ed un gusto che appare più morbido.
Torno a Monaco per poche ore. Il contrasto con la Baviera più contadina stride, ma è questa la loro città simbolo, c'è poco da fare.
In un giro turistico della città mi imbatto nel "maibaum" nella piazza del Viktualienmarkt, che mi spiegano essere il più alto della Baviera. È singolare e simpatica la storia di questi simboli, alberi altissimi posti in corrispondenza di birrerie, che fanno da faro per chi ha sete e cerca ristoro, issato nei primi giorni di maggio in ogni birreria in Baviera. I simboli accessori di cui è corredato rimandano a territori, città, province o nel caso di questo, ai birrifici della città, quelle sei sorelle dell'Oktoberfest.
E qui all'ennesimo giro cado in tentazione ed entro in un paio di locali "ufficiali".
Il primo è la celeberrima Hofbräuhaus. Difficile rimanere indifferenti entrando qui. Orde di bevitori in ogni dove, tavoli fino a perdita d'occhio, musicanti che intonano brani bavaresi e ti portano in un altro mondo con i loro strumenti.
Ma soprattutto un'atmosfera unica, forse inimitabile, una sorta di perenne Oktoberfest in una sede fissa. Certo, è puramente turistico, ma è un regalo per gli occhi e per il cuore. Prendo la Weisse che mi dona la classica banana molto spinta ed un fastidioso caramello, ma sapevo a cosa andavo incontro, nonostante ciò è valsa la pena starsene lì seduti ad assistere a questo spettacolo.
Entro anche nella birreria di Schneider Weisse, non così caotica come HB, anzi con qualche abitante locale intento a bere dal suo boccale preferito. Qui bevo la Meine Leichte Weisse (Tap11 per la versione in bottiglia), una weisse molto estiva e leggera con appena 3,5%alc. Non ho trovato la classica banana, ma solo la componente acidula imputabile al frumento, alleggerita e dal sorso facilmente sostenibile.
Gas sempre troppo. Scordatevi un po' ovunque la cosiddetta "spillatura tedesca in 3 tempi": birra che arriva al tavolo in 10-20 secondi appena, una bomba di gas che ti spinge ad attendere ed a sgasare scuotendo il bicchiere, cercando di apparire il meno nerd possibile agli occhi dei commensali.
Bere a Monaco non è stato certo il top ovunque. Ma le due principali tappe scelte non mi hanno fatto rimpiangere la mia sosta preliminare, prima di dirigermi alla volta di Bamberga e della Franconia.
Ho evitato di tornarci a fine settembre anche se ne avevo la possibilità, dato che l'Oktoberfest proprio non è tra le mie corde.
Ma tutto sommato qualche giorno ci si può fermare e le birrerie di Forschungsbrauerei ed Ayinger non sono le sole attrattive, anche se a mio parere sono le più valide.
Poco importa...quel treno per Bamberga mi avrebbe proiettato direttamente in un contesto ben diverso, che ben presto dettaglierò!
Cheers!
Causa scali aerei e vicinanza con Bamberga, è qui che atterro e qui stesso passo i miei primi giorni.
Non ero esaltato all'idea di affrontare la scena birraria della capitale economica bavarese a causa delle sue birre molto commerciali, ma come in tutte le situazioni ritengo certe cose vadano osservate da vicino il più possibile prima di emettere delle sentenze.
Non avevo voglia quindi di perdermi tra le "sei sorelle" artefici dell'evento Oktoberfest, che di lì a poco si sarebbe svolto. Ad ogni modo, passando davanti ai loro locali ufficiali, qualcosa l'ho anche bevuta.
Ma non subito.
Prima di tutto mi sono diretto nella prima periferia di Monaco, nel villaggio di Perlach ormai inglobato nella città ma che resta ancora piuttosto rustico e silenzioso rispetto al pieno centro. Mi accomodo tra le panche all'esterno della Forschungsbrauerei ed è subito birra!
Comincio a vedere con mano le dinamiche delle birrerie, gli orari piuttosto pomeridiani in cui cominciano a popolarsi di avventori molto poco giovani, la quantità di mezzo litro che per loro è l'unita fondamentale di misura della capacità: da qui in sù solo multipli.
Bevo la Pilsissimus Export e la trovo già molto buona: birra caratterizzata da un bell'aroma floreale, di camomilla ed anche aranciato. Appiccica un po', ma alla fine sembra bilanciarsi molto bene. Parliamo sicuramente di una luppolatura un po' più generosa, che si avverte molto chiaramente.
Non pago, continuo con la Naturquell. Stavolta sono al cospetto di una dunkel, non la migliore che avrò bevuto ma nient'affatto malvagia. Al naso sale un aroma di miele e caramello, mentre in bocca è la castagna a svettare per prima. Non risulta stucchevole come quel caramello intima, inoltre è il torrefatto ad essere parecchio evidente, facilitato nella percezione da un corpo molto leggero.
Il luogo mi è sembrato molto bello, caratteristico, verace. Caratteristiche che avrei visto ancor più estremizzate nelle successive settimane in Franconia, ma sicuramente questo è stato un ottimo colpo d'occhio ed una doppietta di birre di relativo rispetto, su cui a svettare è stata la Pilsissimus.
Il brewpub in questione, che reca nello stemma una simpatica civetta blu, mi risulta uno dei pochi operanti a Monaco, slegato da logiche commerciali spinte, e che quindi conserva un'atmosfera rurale.
Per bere bene rimanendo su Monaco mi sono però spostato ancora più ai margini, con un treno urbano in direzione sud e con fermata ad Aying. Il noto birrificio Ayinger, commerciale ma non troppo, è situato in un bel paesino distante circa 20km dal centro della città. Lo si trova in cima ad una dolce collina poco distante dalla stazione, dove sorgono anche hotel e ristorante. Io entro nella birreria, al pomeriggio, popolata da locali vestiti con tipici abiti bavaresi.
Capisco poi che questi vestiti rappresentano per loro gli "abiti della domenica", quelli che si indossano nei giorni feriali, e sono per loro abiti di un certo valore affettivo e ritenuti eleganti, ufficiali, da passeggio.
Folklore a parte, mi bevo per iniziare la loro Keller. Come capirò meglio bevendo in Franconia, si tratta di una lager molto fresca di produzione, dove il lievito svolge un ruolo importantissimo a partire dalla produzione fino all'aspetto organolettico della birra stessa.
Questa di Ayinger non ne è l'esempio migliore, non riuscendo a dimostrare una grande rusticità, essendo essa poco definita e poco marcata. Tuttavia anche un neofita sentirebbe differenze rispetto a lager di battaglia, avvertendo qualche tono di frutta a polpa gialla e notando l'evidente torbidità ed una sorta di residuo proteico, data la sua giovane età.
Passo alla Hell, di cui voglio bere per comprendere ancor meglio di questo stile classico prettamente bavarese. Uno stile tradizionalissimo, a volte ai limiti della noia, ma sempre amato dai locali. Salgono al naso buoni aromi di fieno e malto, mentre bevendola è evidente un mielato leggerissimo ma molto croccante. Una birra piena ma molto bevibile, contrariamente alle mie paure.
Ed ho modo di bere anche la versione "holzfass", cioè a caduta dalla botte. Una campanella ogni giorno ne annuncia la possibilità di berla, giunte le 5.00 del pomeriggio. Ancora migliore della versione alla spina, chiaramente con meno gas ed un gusto che appare più morbido.
Torno a Monaco per poche ore. Il contrasto con la Baviera più contadina stride, ma è questa la loro città simbolo, c'è poco da fare.
In un giro turistico della città mi imbatto nel "maibaum" nella piazza del Viktualienmarkt, che mi spiegano essere il più alto della Baviera. È singolare e simpatica la storia di questi simboli, alberi altissimi posti in corrispondenza di birrerie, che fanno da faro per chi ha sete e cerca ristoro, issato nei primi giorni di maggio in ogni birreria in Baviera. I simboli accessori di cui è corredato rimandano a territori, città, province o nel caso di questo, ai birrifici della città, quelle sei sorelle dell'Oktoberfest.
E qui all'ennesimo giro cado in tentazione ed entro in un paio di locali "ufficiali".
Il primo è la celeberrima Hofbräuhaus. Difficile rimanere indifferenti entrando qui. Orde di bevitori in ogni dove, tavoli fino a perdita d'occhio, musicanti che intonano brani bavaresi e ti portano in un altro mondo con i loro strumenti.
Ma soprattutto un'atmosfera unica, forse inimitabile, una sorta di perenne Oktoberfest in una sede fissa. Certo, è puramente turistico, ma è un regalo per gli occhi e per il cuore. Prendo la Weisse che mi dona la classica banana molto spinta ed un fastidioso caramello, ma sapevo a cosa andavo incontro, nonostante ciò è valsa la pena starsene lì seduti ad assistere a questo spettacolo.
Entro anche nella birreria di Schneider Weisse, non così caotica come HB, anzi con qualche abitante locale intento a bere dal suo boccale preferito. Qui bevo la Meine Leichte Weisse (Tap11 per la versione in bottiglia), una weisse molto estiva e leggera con appena 3,5%alc. Non ho trovato la classica banana, ma solo la componente acidula imputabile al frumento, alleggerita e dal sorso facilmente sostenibile.
Gas sempre troppo. Scordatevi un po' ovunque la cosiddetta "spillatura tedesca in 3 tempi": birra che arriva al tavolo in 10-20 secondi appena, una bomba di gas che ti spinge ad attendere ed a sgasare scuotendo il bicchiere, cercando di apparire il meno nerd possibile agli occhi dei commensali.
Bere a Monaco non è stato certo il top ovunque. Ma le due principali tappe scelte non mi hanno fatto rimpiangere la mia sosta preliminare, prima di dirigermi alla volta di Bamberga e della Franconia.
Ho evitato di tornarci a fine settembre anche se ne avevo la possibilità, dato che l'Oktoberfest proprio non è tra le mie corde.
Ma tutto sommato qualche giorno ci si può fermare e le birrerie di Forschungsbrauerei ed Ayinger non sono le sole attrattive, anche se a mio parere sono le più valide.
Poco importa...quel treno per Bamberga mi avrebbe proiettato direttamente in un contesto ben diverso, che ben presto dettaglierò!
Cheers!
Commenti
Posta un commento
Commenta