L'ennesimo viaggio, il quarto a Praga ma il quinto in Repubblica Ceca, è quasi archiviato, ma non prima di scrivere qualcosa su cosa e dove ho bevuto.
Qualche mese fa avevo fatto un bel giro della città scoprendo bellissime realtà.
Questa volta è stato diverso dal solito, perché non è stato un viaggio qualsiasi. Sono stato contattato per conto di Visit Czechia (https://www.visitczechrepublic.com/it-IT), ente di promozione per conto del Ministero del Turismo Ceco, per partecipare a un viaggio stampa in veste di autore birrario (nello specifico, per conto di Fermento Birra con cui collaboro quasi da un decennio) ed essere ospite di un tour birrario appositamente organizzato tra birrerie, birrifici e anche con intermezzi turistici, per chi non ci fosse mai stato.
Oltre alle tappe previste in programma, tra novità e luoghi che avevo già visitato, ho cercato anche di sfruttare ore e giorni per andare altrove, per massimizzare anche questa esperienza.
Riguardo ai luoghi dove sono tornato, è stato un piacere trovare in ottima forma sia la tmavè che la sveltè di U Fleků, che solo qualche mese prima mi aveva convinto solo per la chiara Světlý ležák 13°. Ma evidentemente qualcosa era andato storto e a questo giro la qualità si conferma molto buona anche per la tmavé Flekovský ležák 13°.
Impressione confermata da Dva Kohouti, con birre davvero fredde ma grande atmosfera giovanile dove poter bere una buona Místní pivo 12°, servita sempre a temperature polari ma ruspante e vispa in quanto molto luppolata..
Ottima la serie di bevute da Prokopàk, stavolta visitato in piena mattina e in primavera, occasione favolosa per parlare con i ragazzi in birrificio, bere con loro le birre e poi rilassarsi nella birreria aperta al pubblico oltre che nella stupenda "keller", per dirlo in tedesco, con panche e sole all'ombra del boschetto adiacente. Ho anche approfondito discorsi produttivi e mi sono sorpreso (ma neanche tanto) ascoltando che il lievito che usano in realtà sono due, anzi è un blend che fanno semplicemente con i secchi di Fermentis S23 e S189. E le birre sono eccezionali, tutte!
Grandi bevute anche da Bašta, con la immancabile Světlý Kroužkův ležák 12° accompagnata dalla tradizionale anatra tra i tavoli in legno delle salette.
Nota di merito poi per Bubeneč, dove ho finalmente bevuto la Bubenečská osmička, una 8 (Osmička) straordinariamente leggera e fresca, dal corpo ovviamente leggero ma non troppo, in grado di regalare ancora grandi emozioni da výčepní nonostante rientri tra la lehke, una categoria a parte per quanto è leggera. Gran floreale, bel miele leggero e bevibilità mostruosa.
In ultimo un altro immancabile salto da Lod': il birrificio sul battello sta facendo davvero grandi cose e anche stavolta sono letteralmente impazzito per la tmavè Monarchie 13, incredibilmente ricca e morbida senza che le tostature diano il minimo fastidio alla bevuta, ma anche alla Remorkér 12, con dry hopping notevole per erbaceo e intensità dei malti chiari.
Dopo questa carrellata, di cui non mi stancherei neppure di parlare e descrivere ma a proposito delle quali birre ho anche detto abbastanza nel report di qualche mese fa, veniamo alle novità.
Per esempio, ho avuto modo di visitare Andělský, brewpub in una zona molto centrale del quartiere Anděl. Appena entrati c'è un banco spine, utile sicuramente a tutti i bevitori di passaggio, mentre oltre a qualche tavolo qua e là il cuore del locale si trova al piano interrato, che come in moltissimi casi a Praga nasconde birrificio con impianto, fermentatori e in questo caso anche tanti posti a sedere. L'atmosfera è di una vecchia cantina con le volte a botte, ma come spesso succede in questa città c'è contaminazione tra stili ed età e allora le pareti di mattoncini sono illuminate da luci led e ci sono anche appesi dei monitor dove scorrono schede molto dettagliate delle birre che si possono trovare alla spina, con informazioni perfino sugli ingredienti. Bevo una buona Andělská 11°, una výčepní che sembra davvero molto molto buona, di gran corpo e carattere sia maltato che luppolato. Se proseguo con le bevute, però, non riesco a trovare tanto altro da bere che non sia moderno, per cui si va di bitter, APA, IPA, sour ecc. Un peccato e allo stesso tempo una necessità contaminarsi, ma il problema non è la presenza di IPA semmai la scarsa presenza di lager tradizionali. Pazienza, il posto fa stare molto bene ma ci si sente anche fuori dal contesto della birra ceca.
Avevo molta curiosità anche nei confronti di un altro luogo in centro. È U Supa, birrificio situato in un locale in cui c'è sempre stata in passato una qualche forma di locanda, birrificio o bar e che qualche anno fa si è fatto conoscere dai più curiosi perché la produzione era stata presa nelle mani da Ivan Chramosil, ex birraio di U Fleků. È stato poi chiuso un paio di anni durante la pandemia e ora è nuovamente aperto, ma la sua posizione molto turistica forse non gioca a suo favore perché non sembra molto orientato verso la qualità. Prendo una birra al volo, la Král Prahy 12° e sa di forte diacetile, per cui decido di non andare oltre e relegarlo a birrificio di seconda fascia.
Ancora qualche nuovo birrificio da sondare, come Bohemia Goose, dal nome non ceco e che sorge in un luogo dove un tempo era attivo un altro birrificio importante della città, ovvero Novomestsky Pivovar. Si accede da un ingresso molto elegante per finire in una prima grande stanza con il bancone, collegata ad altre stanze, in una delle quali c'è il vecchio impianto in rame, molti posti a sedere, un locale refrigerato con i fermentatori e alle pareti dei nobili ritratti di papere ceche con sembianze umane. Il bancone è stupendo, tra barocco e liberty e un aspetto dorato sontuoso, mentre accanto in alto sono posizionati piccolissimi fermentatori che sembrano adibiti a batch sperimentali o forse sono là solo per estetica.
Buonissima la Tmavý ležák, pulitissima e molto educata nei tostati così come nel corpo e nel sottofondo leggermente caramellato, senza eccessivo amaro nè toni da pasticceria di profiteroles che a volte fanno di alcune interpretazioni una sorta di "pastry tmavé". Non ho preso altre birra ma è decisamente da tenere d'occhio perché nonostante sia di recente apertura una birra del genere non può essere frutto del caso.
Ancora una nuova apertura, in zona molto turistica, è quella di Mikuláš. Il luogo è molto piccolo, il birrificio si trova in una specie di locale commerciale a vista con vetrate ad angolo di una piazzetta, mentre attiguo (ma separato, vi si accede da porte diverse) c'è la birreria con bancone e qualche posto a sedere. Nella piazzetta, però, ci sono il resto di sedie e tavoli. Il birraio mi mostra anche il piccolo impianto di produzione di un paio di ettolitri e come quasi sempre accade qui i fermentatori si trovano al piano inferiore. Al momento è partito con quattro referenze che assaggio alla spina. Il livello mi sembra alquanto buona, così come lo è la Slavovar, una svetlý ležák da 12° leggermente torbida e con un grande carattere maltato, con punte biscottate e una ottima pulizia. Non male anche le altre, tra cui stout, IPA e una dunkel, nessuna con particolari difetti. Anche qui ci sarebbe da tornare a distanza di tempo per vederne l'evoluzione, ma mi è sembrato un birrificio è un locale con qualche potenzialità, nonostante qui non sia previsto per niente cibo.
Non nuovo ma un marchio che non avevo mai assaggiato è invece Cvikov. Si tratta di un birrificio che si trova nell'omonimo villaggio all'estremo nord del paese, in un angolo al confine con Polonia e Germania. Come accade per alcuni birrifici cechi, spesso decidono di avere un locale anche nel centro di Praga, essendo turistica e rappresentando il cuore della nazione. Qui ho potuto bere un paio di birre, partendo dalla Osmicka Sklář 8°, leggerissima e gustosa seppur con una punta di diacetile. Molto corretta e pulita invece la Luž 10°, una výčepní piena di classici sapori di miele e molto scorrevole e ben fatta.
Qualcosa di simile fa anche Hostomice, birrificio distante un'ora a sud-ovest di Praga, capace di sfoggiare birre particolarmente caratterizzate e uniche. Il locale in città, invece, viene rilevato da una birreria esistente prima dal nome Pivovarská Nalévárna, ancora leggibile sulle insegne.
Si entra e si apre un mondo piccolo in cui però c'è tutto: i side-pull faucet, i local a bere e chiacchierare, il publican che serve solo birra senza cibo, due stanzette interamente in legno, nude e spoglie, senza adesivi o fronzoli. Uno dei posti più caratteristici, di quartiere ma contemporaneamente estranei a Praga. Si beve molto bene e per tutti i gusti. Partendo chiaramente dalla Fabián 10% fino a Fabián 11% e Fabián 12%, che con piccole differenze hanno un denominatore comune: la dolcezza e la sofficità dell'acqua, che non mi era mai capitato di scorgere in maniera più netta (forse solo nelle birre di Elvo in Italia). Sembra di bere acqua di montagna, che non si sporca con gli spigoli di malti e luppoli anzi li arrotonda smussando nella 10 il luppolo e nella 12 il malto, qui molto più presente e splendente. È forse il luogo che più mi ha sconvolto per la qualità delle birre in questo viaggio, ma nonostante mi aspettassi grandi cose la realtà è andata perfino oltre le attese. Il luogo è incredibilmente misterioso nella sua territorialità e nelle sue abitudini: c'è gente che parla a voce alta, uomini in ciabatte, donne che si mostrano a vicenda il nuovo colore delle unghie dei piedi togliendosi i calzini...il tutto fa parte della vita di una hostinec (birreria, intesa come locale con birre prodotte altrove, quasi come il termine taproom). E alle 22.00 si spegne anche la radio, si cominciano a staccare le spine appena arrivano gli ultimi ordini e così alle 22.30 serranda giù e tutti a casa. Torno in hotel con il gusto della fenomenale Fabián 12%, delicatissima ma molto generosa sulle sfumature di crosta di pane, e riesco a portarmi in hotel una lattina di Fabián tmavý 14% e la trovo molto molto buona, forse non a livelli di altri ma davvero piena negli aromi soprattutto di cacao.
Unico luogo che non sono riuscito a visitare è Břevnovský, birrificio situato all'interno dell'omonimo monastero, riportato alla vita produttiva nel 2011 dopo le origini di produzione di birra risalenti probabilmente a mille anni fa. Ci si arriva da Praga con qualche bus, ma nei ritagli di tempo dal tour ufficiale non mi è stato possibile arrivarci. Tuttavia mi hanno condotto proprio in un locale della stessa proprietà, il Benedikt Klub (ex Pivovarsky Klub) che ha proprio alla spina la Benedict 12%. Parliamo sempre di una výčepní prodotta con tripla decozione: il sapore è molto mielato, molto carico anche di qualche nota di crosta di pane e in retronaso, quando la birra si scalda un po', un filo di diacetile si affaccia. Non è eccessivo ma non è assente, rendendo maggiore la percezione del corpo anche se non aggiunge niente di positivo a tutto il resto. È un locale che ha anche le altre produzioni del monastero, comprese luppolate, sour e fruit beer: strano ma vero, perchè con la proprietà di questi locali ha anche ereditato la produzione che in passato avveniva nel Pivovarsky Dum, secondo posto del gruppo. Ricordo di aver bevuto lì molti anni fa birre all'ortica, alla banana, di cui poi mi sono anche pentito amaramente.
Non è stato facile mettere insieme tutte queste bevute, ma spesso a Praga il trasporto pubblico è talmente capillare e frequente nelle corse che, sapendo dove andare, anche pochi giorni a disposizione possono essere utilissimi per scoprire e riscoprire alcune tra le più buone lager in circolazione.
Il viaggio è continuato anche a Plzen, di cui racconterò nuovamente qualcosa.
Cheers
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