«My name really is Michael Jackson, but I don't sing, I don't dance, and I don't drink Pepsi. I drink beer.»
Non credo ci siano altri come lui.
Il fatto che poi sia, ahimè, scomparso prematuramente ne ha fatto un mito, a maggior ragione. Lo è stato e lo sarebbe stato comunque.
Michael Jackson può dire ancora tanto a tutti. Non sono io a dirlo, ma solo a comunicarlo.
Oggi il ruolo di divo della birra in tv è stato ereditato forse da Sam Calagione, sebbene in altri modi e con altri contenuti. La sperimentazione, la formula del reality rispetto a quella del documentario e forse anche la curiosità di vedere cosa accade tra le mura di un birrificio sono ciò che fa conquistare simpatie per il programma "Brew Masters" (in italiano, Sky l'ha tradotto in "Il boss della birra", giusto perchè per noi la mafia è pane quotidiano!).
Qui la serie degli episodi da poter vedere in streaming.
Ho visto anche io questa serie, ma confesso di non essermi esaltato per tutti i cinque episodi.
Visti un paio, sono quasi tutti uguali anche se cambia la trama. E' ciò che i beerhunter odierni forse prediligono: ingredienti strani, situazioni di difficoltà e stravaganza. Ma non credo neppure il 50% delle riprese video sia frutto di situazioni realmente verificatesi.
Noi nuove leve (categoria in cui mi inserisco per forza di cose) forse snobbiamo o dimentichiamo gli insegnamenti e gli sforzi di Michael Jackson nel portare la birra in tv. O forse si ignora quella capacità comunicativa che trasuda dalla serie "The Beer Hunter", realizzata nel lontano 1989 per la tv inglese.
Mi sono messo a vederla nei ritagli di tempo di questo periodo festivo. E direi che non ha nulla a che fare con "Brew Masters", seppur assolutamente interessante anche quest'ultimo. Troppo divertente e poco impegnato nel confronto con MJ.
O almeno...io ho subito quel fascino di chi racconta la birra piuttosto che il marketing, di chi spiega cultura e metodi piuttosto di chi dissacra stili ed artigianalità. Diciamocelo chiaramente: oltre ad essere pura e semplice campagna pubblicitaria, Dogfish Head di artigianale nel processo o nella concezione impiantistica ha davvero poco, è un birrificio industriale che fa belle birre e che non pastorizza, punto.
Sono pronto a scommettere che forse solo la metà della gente, tra quelli che hanno cominciato a bazzicare di birra di recente come me, ha visto o programmato di vederne gli episodi di questa serie in cui si viaggia tra nazioni birrarie tuffandosi in stili, birrerie e birrifici storici americani, cechi, belgi, tedeschi inglesi ed olandesi raccontati nei sei episodi di "The beer hunter".
Io mi sono sentito coccolato da quelle parole, quelle immagini, quella genuina voglia di capire una birra cercando di capire le persone dietro quella birra.
E vedere riprese in posti, come quelli di Praga nelle immagini di venti anni fa, e nei locali che ho avuto la fortuna di frequentare, mi ha veramente riconciliato con il beer hunting tout court.
Illustrare le origini del lambic, degli stili tedeschi, delle filosofie birrarie europee e della rinascita americana con quattro semplici parole in pochi minuti è un dono che noi appassaionati abbiamo quasi il dovere di apprezzare se davvero vogliamo essere chiamati avere a che fare con la birra.
E come non emozionarsi ascoltando le parole dei monaci trappisti, vederne i momenti in cui producono birra ed in cui se la godono bevendola?
Avrei da dire bene su ogni puntata, per esempio sui pub inglesi o sulle delizie belghe come sulla cultura easy americana. Ma mi piace farle riecheggiare nel mio fegato e nelle mie orecchie, sperando non vada perduto questo modo di raccontare di birra che sicuramente era avanti già venti anni fa e che sarebbe attualissimo ancora oggi.
Nel confronto ipotetico tra i due programmi, pur non essendo sensato metterli alla pari dato che hanno diversi contenuti, rivedrei e rimanderei in video sicuramente "The Beer Hunter", perchè secondo me lì c'è tutto. Il viaggio nei luoghi delle birre, gli occhi di chi beve e di chi la produce, le semplici parole di chi la giudica e la assapora senza fronzoli eccessivi.
Per chi non lo ha fatto, è tutto su Youtube: in questa playlist i sei episodi sono a loro volta divisi in tre parti.
Da non perdere!
Proprio in queste settimane è in atto una campagna di raccolta fondi per completare il film di e su Michael Jackson "Beer Hunter: the movie". Si tratta del tentativo di raggiungimento della somma di 30.000$ grazie al contributi volontari. Ad ogni cifra corrisponde, in proporzione, un riconoscimento, che va dall'essere nominati nei titoli di coda all'assistere alla prima proiezione. E le quote vanno da popolari 5$ a migliaia di dollari.
Ho fatto la mia donazione di 10$, ed il sistema è molto semplice in quanto la somma viene scalata se e solo se viene raggiunto un totale virtuale pari a quello prefissato, 30.000$. Altrimenti nulla.
La raccolta, al momento, va già bene, è intorno a 8.000$.
Ed è bene che questo film veda finalmente la luce.
E' tutto dettagliato nella pagina della piattaforma di progetti kickstarter, anche se l'ho capito solo qualche giorno fa perchè non sapevo esistessero campagne di raccolta fondi via web come queste.
Il film non è mai stato realizzato per via della malattia che ha colpito Jackson e che gli è stata fatale.
Questa è la traduzione di uno stralcio dai dettagli della pagina dell'iniziativa, raccontata dal curatore dell'iniziativa John Richards:
Personaggi della scena birraria e associazioni di tutta Europa si stanno mobilitando, nonostante il limite di tempo fissato dalla produzione per il 29 gennaio 2012.
E' un peccato non abbiano interpellato le associazioni come il Camra o altri illustri personaggi, ma credo che sia stato fatto ciò per non perdere ulteriore tempo e rischiare di far cadere nel dimenticatoio uno dei migliori esempi di come la cultura birraria sia un aspetto da preservare, esaltare, diffondere e nutrire per nutrire il movimento stesso.
Nel mio piccolo ho contribuito e voglio vedere ciò che sarebbe stata la seconda serie di The Beer Hunter.
Calagione può attendere!
Non credo ci siano altri come lui.
Il fatto che poi sia, ahimè, scomparso prematuramente ne ha fatto un mito, a maggior ragione. Lo è stato e lo sarebbe stato comunque.
Michael Jackson può dire ancora tanto a tutti. Non sono io a dirlo, ma solo a comunicarlo.
Oggi il ruolo di divo della birra in tv è stato ereditato forse da Sam Calagione, sebbene in altri modi e con altri contenuti. La sperimentazione, la formula del reality rispetto a quella del documentario e forse anche la curiosità di vedere cosa accade tra le mura di un birrificio sono ciò che fa conquistare simpatie per il programma "Brew Masters" (in italiano, Sky l'ha tradotto in "Il boss della birra", giusto perchè per noi la mafia è pane quotidiano!).
Qui la serie degli episodi da poter vedere in streaming.
Ho visto anche io questa serie, ma confesso di non essermi esaltato per tutti i cinque episodi.
Visti un paio, sono quasi tutti uguali anche se cambia la trama. E' ciò che i beerhunter odierni forse prediligono: ingredienti strani, situazioni di difficoltà e stravaganza. Ma non credo neppure il 50% delle riprese video sia frutto di situazioni realmente verificatesi.
Noi nuove leve (categoria in cui mi inserisco per forza di cose) forse snobbiamo o dimentichiamo gli insegnamenti e gli sforzi di Michael Jackson nel portare la birra in tv. O forse si ignora quella capacità comunicativa che trasuda dalla serie "The Beer Hunter", realizzata nel lontano 1989 per la tv inglese.
Mi sono messo a vederla nei ritagli di tempo di questo periodo festivo. E direi che non ha nulla a che fare con "Brew Masters", seppur assolutamente interessante anche quest'ultimo. Troppo divertente e poco impegnato nel confronto con MJ.
O almeno...io ho subito quel fascino di chi racconta la birra piuttosto che il marketing, di chi spiega cultura e metodi piuttosto di chi dissacra stili ed artigianalità. Diciamocelo chiaramente: oltre ad essere pura e semplice campagna pubblicitaria, Dogfish Head di artigianale nel processo o nella concezione impiantistica ha davvero poco, è un birrificio industriale che fa belle birre e che non pastorizza, punto.
Sono pronto a scommettere che forse solo la metà della gente, tra quelli che hanno cominciato a bazzicare di birra di recente come me, ha visto o programmato di vederne gli episodi di questa serie in cui si viaggia tra nazioni birrarie tuffandosi in stili, birrerie e birrifici storici americani, cechi, belgi, tedeschi inglesi ed olandesi raccontati nei sei episodi di "The beer hunter".
Io mi sono sentito coccolato da quelle parole, quelle immagini, quella genuina voglia di capire una birra cercando di capire le persone dietro quella birra.
E vedere riprese in posti, come quelli di Praga nelle immagini di venti anni fa, e nei locali che ho avuto la fortuna di frequentare, mi ha veramente riconciliato con il beer hunting tout court.
Illustrare le origini del lambic, degli stili tedeschi, delle filosofie birrarie europee e della rinascita americana con quattro semplici parole in pochi minuti è un dono che noi appassaionati abbiamo quasi il dovere di apprezzare se davvero vogliamo essere chiamati avere a che fare con la birra.
E come non emozionarsi ascoltando le parole dei monaci trappisti, vederne i momenti in cui producono birra ed in cui se la godono bevendola?
Avrei da dire bene su ogni puntata, per esempio sui pub inglesi o sulle delizie belghe come sulla cultura easy americana. Ma mi piace farle riecheggiare nel mio fegato e nelle mie orecchie, sperando non vada perduto questo modo di raccontare di birra che sicuramente era avanti già venti anni fa e che sarebbe attualissimo ancora oggi.
Nel confronto ipotetico tra i due programmi, pur non essendo sensato metterli alla pari dato che hanno diversi contenuti, rivedrei e rimanderei in video sicuramente "The Beer Hunter", perchè secondo me lì c'è tutto. Il viaggio nei luoghi delle birre, gli occhi di chi beve e di chi la produce, le semplici parole di chi la giudica e la assapora senza fronzoli eccessivi.
Per chi non lo ha fatto, è tutto su Youtube: in questa playlist i sei episodi sono a loro volta divisi in tre parti.
Da non perdere!
Proprio in queste settimane è in atto una campagna di raccolta fondi per completare il film di e su Michael Jackson "Beer Hunter: the movie". Si tratta del tentativo di raggiungimento della somma di 30.000$ grazie al contributi volontari. Ad ogni cifra corrisponde, in proporzione, un riconoscimento, che va dall'essere nominati nei titoli di coda all'assistere alla prima proiezione. E le quote vanno da popolari 5$ a migliaia di dollari.
La raccolta, al momento, va già bene, è intorno a 8.000$.
Ed è bene che questo film veda finalmente la luce.
E' tutto dettagliato nella pagina della piattaforma di progetti kickstarter, anche se l'ho capito solo qualche giorno fa perchè non sapevo esistessero campagne di raccolta fondi via web come queste.
Il film non è mai stato realizzato per via della malattia che ha colpito Jackson e che gli è stata fatale.
Questa è la traduzione di uno stralcio dai dettagli della pagina dell'iniziativa, raccontata dal curatore dell'iniziativa John Richards:
Ho iniziato le riprese video di degustazioni con Michael nel 2003 per il Rare Beer Club. Ma, come abbiamo viaggiato per degustazioni ed eventi, e visto il trattamento da rock-star riservatogli dalla comunità birra artigianale, il progetto ha preso rapidamente una portata maggiore. Per i successivi tre anni, ho seguito Michael in Europa e negli Stati Uniti su ciò che sarebbe apparentemente stato un documentario, o anche un'altra serie Beer Hunter. La maggior parte dei filmati li ho girati da solo, al volo, anche se verso la fine ho avuto la fortuna di avere l'aiuto dal mio buon amico Paschall Clarke. In tutto, abbiamo raccolto più di 60 ore. di rari filmati di Michael in Irlanda, Inghilterra, Repubblica Ceca, Parigi, Belgio e negli Stati Uniti, ma non appena il progetto è iniziato, che la salute di Michael ha iniziato a vacillare.
Nel 2006, fu colpito da un attacco di cuore, dopo di che è stato rivelato che era affetto da morbo di Parkinson, un fatto che aveva mantenuto in segreto, anche con i suoi più stretti amici e colleghi per oltre un decennio. Ma, in tipico atteggiamento genere autoironico, Michael ha intrapreso la scrittura del suo ultimo libro, intitolato "Non sono ubriaco", un divertente resoconto sull'essere un famoso scrittore di drink che soffrono di Parkinson.
Il 27 agosto 2007, tuttavia, la triste notizia della sua improvvisa scomparsa ha scosso il mondo della birra. Il Padre del Rinascimento della birra artigianale non c'era più.
Negli ultimi tre anni ho rivisto i miei filmati esistenti, ho registrato tutto, ho rilasciato brevi spezzoni per i nostri utenti Facebook e YouTube, e ottenuto la storia di base del film. Il nostro finanziamento Kickstarter andrà verso l'aggiunta di nuove interviste da produttori leader che introducano al materiale video esistente, l'acquisto di una colonna sonora, e si spera coprire la maggior parte della post-produzione. A quel punto abbiamo intenzione di auto-distribuire il film, in primo luogo attraverso la rete di comunità della birra artigianale. Vorremmo lanciare il film il 27 agosto 2012, in occasione dell'anniversario della morte di Michael, quindi abbiamo molto lavoro da fare. Stiamo anche pensando di organizzare la prima mondiale in collaborazione con il GABF del 2012, che è attualmente il più grande raduno di appassionati di arte del pianeta.
Non possiamo dire a tutti la storia di Michael, ma speriamo che, istituendo un evento annuale in sua memoria, si possa continuare a diffondere il suo spirito. E 'stato il pioniere che ha aperto una nuova frontiera per molti nella craft beer industry settore della birra artigianale. Per inciso, Michael odiava questa parola - industry - quando si parla di birra artigianale. Le mie scuse per la mancanza di un sinonymo!
Personaggi della scena birraria e associazioni di tutta Europa si stanno mobilitando, nonostante il limite di tempo fissato dalla produzione per il 29 gennaio 2012.
E' un peccato non abbiano interpellato le associazioni come il Camra o altri illustri personaggi, ma credo che sia stato fatto ciò per non perdere ulteriore tempo e rischiare di far cadere nel dimenticatoio uno dei migliori esempi di come la cultura birraria sia un aspetto da preservare, esaltare, diffondere e nutrire per nutrire il movimento stesso.
Nel mio piccolo ho contribuito e voglio vedere ciò che sarebbe stata la seconda serie di The Beer Hunter.
Calagione può attendere!
la musichetta introduttiva e lui che si degusta la coppa di chimay su sfondo nero è da premio oscar!!!discovery farebbe la loro e la nostra fortuna nel riproporre questi episodi,tradotti o semplicemente con sottotitoli
RispondiEliminaEsatto, quella musichetta è favolosa! :D
EliminaChissà come mai la tv non sfrutta il successo mondiale della birra artigianale per riproporre la serie. Piuttosto si punta su prodotti più "giovanili", vedi Brew Masters, appunto.