Nella lunga carrellata di nuovi produttori pugliesi sono tanti gli spunti, le birre di cui parlare e le storie da riportare. Ho qualche birra "in attesa", da bere con calma, ma intanto ho avuto modo già di conoscerne di altre e di berle.
Sono stato da Leonardo Copertino e Camilla Ladisa, fautori della beer firm Birra del Sud, presso la loro sede a Bari, per incontrarli e conoscerli, farmi raccontare del loro progetto e delle loro birre, chiaramente approfittando dell'occasione per berle.
La loro produzione si basa sulle ricette collaudate dallo stesso Leonardo, homebrewer da diversi anni di base a Cisternino (BR), che dopo anni di cotte particolarmente riuscite, qualche mese fa comincia a maturare l'idea di produrre a livello professionale. Scatta automatico per loro rivolgersi a chi, a pochi chilometri di distanza, ha un impianto professionale con cui sforna birre caratterizzate da buona pulizia e grande bevibilità. Sto parlando dell'impianto di Birrapulia, sapientemente utilizzato dal birraio Oliver Harbeck.
L'idea alla base è quella di produrre, da ricette collaudate e proposte in produzione allo stesso birraio Oliver, birre che si ispirano a stili americani. Come ormai si sa, in questi casi sono i gusti personali di chi produce quelli che "comandano" la scelta della filosofia alla base delle birre, cosicchè chi ama forti luppolature ed aromi di carattere difficilmente non trasmetterà questa preferenza sulle birre e sui propri consumatori.
Il nome, Birra del Sud, ci raccontano Leonardo e Camilla, ha un doppio riferimento: il Sud italiano, luogo di appartenenza e bacino d'utenza, ma anche il Sud degli USA, territorio che ha visto la nascita di alcuni tra i più intensi e sconvolgenti luppoli che spesso dominano il mercato dei nostri tempi. A completare la simbologia c'è il logo del galletto segnavento, spesso realizzato in ferro battuto, che cerca di dare quell'idea di artigianalità.
Insomma, un linguaggio semplice ma comunque penetrante e chiaro.
Ho parlato di birre al plurale perchè le birre sono già due.
La primissima è stata la Eagle, ed è una birra chiara di 5,2%alc. dichiarata come american pilsner, di ispirazione americana nella luppolatura (Amarillo, Chinook) e graficamente nell'etichetta, con un'aquila in bella vista che ha tra le grinfie un pugliesissimo ramo di ulivo.
La schiuma è molto compatta, pannosa e bianchissima, mentre il colore della birra è di un dorato scarico e presenta una evidente torbidità. Al naso si presenta con leggeri aromi agrumati e fruttati, molto fini, caratterizzati da qualche nota di cereale un po' rustica. In bocca l'ingresso è molto maltato, con accenni di miele ed una rotondità caramellata (conferita da una buona dose di malti caramello). Nel finale, il gusto si sposta verso orizzonti più aciduli e frumentosi, per poi definitivamente piazzarsi su un amaro molto leggero, ripulente e di media lunghezza.
La birra in sè mi è risultata abbastanza piacevole, anche se mi aspettavo qualcosa più attinente allo stile dichiarato delle american pilsner, dove si usa - allora come oggi dai birrai USA del nuovo corso che vogliono ripescare quei sapori del secolo scorso - anche una percentuale di mais. Quest'ultimo spesso viene additato come il male della birra di qualità, ma lo si usa da sempre anche per conferire caratteristiche positive e volute come secchezza e beverinità, non solo in stili simil-industriali come questo ma anche in bitter, per dirne una.
Ad ogni modo, è una birra di una certa pienezza, che probabilmente si presta più facilmente al pasteggio ed agli abbinamenti piuttosto che a bevute "session" in serie.
La seconda birra è freschissima di produzione, ed è la Red River, birra in stile Double IPA da 7,0%alc., anch'essa dalla chiara matrice americana nei luppoli ed, anche qui, nell'etichetta dove i fichi d'india si inseriscono in un paesaggio che fa tanto Grand Canyon.
Anche qui schiuma finissima ed abbastanza compatta di colore bianco panna, mentre la birra appare quasi limpida, di colore ambrato carico e riflessi ramati.
Gli aromi che vengono fuori sono un bel mix di toni agrumati ed erbacei, di arancia rossa ed erba appena tagliata, che ben si completano e si sostengono. In bocca ci si aspetta una ventata di malti caramello, che invece sono abbastanza nascosti e non appesantiscono le sensazioni già piene e robuste. Ancora qualche richiamo di arancia rossa e di sottile caramello, che poi fanno spazio ad un amaro da 100 IBU a con spruzzi speziati e pepati, non troppo lungo da infastidire i palati meno smaliziati ma abbastanza intenso. Nota di merito è un bilanciamento molto riuscito, senza squilibrio eccessivo verso l'amaro dei luppoli nè verso i malti caramello.
Sicuramente una Double IPA nell'accezione più estesa del termine, che alla secchezza preferisce sostanza e pienezza.
Non saranno le sole birre, in arrivo ce ne sono già altre che richiameranno le varie accezioni di stili americani dalle forti luppolature, che però mi pare sgarbato anticipare.
Parliamo di prime cotte, di un produttore con esperienza casalinghe e del supporto di un birraio "partner" professionista e professionale, e tutto ciò si riversa su una qualità di partenza già buona, senza alcun problema di pulizia o di difetti organolettici.
Personalmente ho preferito la Red River tra le due, ma credo che di margini di ulteriore rifinimento e miglioramento ce ne siano e che siano nelle potenzialità di Leonardo e Camilla.
Per chi vuol bere stili USA, quindi, c'è anche Birra del Sud nella costellazione dei produttori pugliesi.
Auguro a loro tante soddisfazioni per questa nuova avventura: fa sempre piacere conoscere gente cordiale, che produce con idee chiare e ricette studiate.
Cheers!
Sono stato da Leonardo Copertino e Camilla Ladisa, fautori della beer firm Birra del Sud, presso la loro sede a Bari, per incontrarli e conoscerli, farmi raccontare del loro progetto e delle loro birre, chiaramente approfittando dell'occasione per berle.
La loro produzione si basa sulle ricette collaudate dallo stesso Leonardo, homebrewer da diversi anni di base a Cisternino (BR), che dopo anni di cotte particolarmente riuscite, qualche mese fa comincia a maturare l'idea di produrre a livello professionale. Scatta automatico per loro rivolgersi a chi, a pochi chilometri di distanza, ha un impianto professionale con cui sforna birre caratterizzate da buona pulizia e grande bevibilità. Sto parlando dell'impianto di Birrapulia, sapientemente utilizzato dal birraio Oliver Harbeck.
L'idea alla base è quella di produrre, da ricette collaudate e proposte in produzione allo stesso birraio Oliver, birre che si ispirano a stili americani. Come ormai si sa, in questi casi sono i gusti personali di chi produce quelli che "comandano" la scelta della filosofia alla base delle birre, cosicchè chi ama forti luppolature ed aromi di carattere difficilmente non trasmetterà questa preferenza sulle birre e sui propri consumatori.
Il nome, Birra del Sud, ci raccontano Leonardo e Camilla, ha un doppio riferimento: il Sud italiano, luogo di appartenenza e bacino d'utenza, ma anche il Sud degli USA, territorio che ha visto la nascita di alcuni tra i più intensi e sconvolgenti luppoli che spesso dominano il mercato dei nostri tempi. A completare la simbologia c'è il logo del galletto segnavento, spesso realizzato in ferro battuto, che cerca di dare quell'idea di artigianalità.
Insomma, un linguaggio semplice ma comunque penetrante e chiaro.
Ho parlato di birre al plurale perchè le birre sono già due.
La primissima è stata la Eagle, ed è una birra chiara di 5,2%alc. dichiarata come american pilsner, di ispirazione americana nella luppolatura (Amarillo, Chinook) e graficamente nell'etichetta, con un'aquila in bella vista che ha tra le grinfie un pugliesissimo ramo di ulivo.
La schiuma è molto compatta, pannosa e bianchissima, mentre il colore della birra è di un dorato scarico e presenta una evidente torbidità. Al naso si presenta con leggeri aromi agrumati e fruttati, molto fini, caratterizzati da qualche nota di cereale un po' rustica. In bocca l'ingresso è molto maltato, con accenni di miele ed una rotondità caramellata (conferita da una buona dose di malti caramello). Nel finale, il gusto si sposta verso orizzonti più aciduli e frumentosi, per poi definitivamente piazzarsi su un amaro molto leggero, ripulente e di media lunghezza.
La birra in sè mi è risultata abbastanza piacevole, anche se mi aspettavo qualcosa più attinente allo stile dichiarato delle american pilsner, dove si usa - allora come oggi dai birrai USA del nuovo corso che vogliono ripescare quei sapori del secolo scorso - anche una percentuale di mais. Quest'ultimo spesso viene additato come il male della birra di qualità, ma lo si usa da sempre anche per conferire caratteristiche positive e volute come secchezza e beverinità, non solo in stili simil-industriali come questo ma anche in bitter, per dirne una.
Ad ogni modo, è una birra di una certa pienezza, che probabilmente si presta più facilmente al pasteggio ed agli abbinamenti piuttosto che a bevute "session" in serie.
La seconda birra è freschissima di produzione, ed è la Red River, birra in stile Double IPA da 7,0%alc., anch'essa dalla chiara matrice americana nei luppoli ed, anche qui, nell'etichetta dove i fichi d'india si inseriscono in un paesaggio che fa tanto Grand Canyon.
Anche qui schiuma finissima ed abbastanza compatta di colore bianco panna, mentre la birra appare quasi limpida, di colore ambrato carico e riflessi ramati.
Gli aromi che vengono fuori sono un bel mix di toni agrumati ed erbacei, di arancia rossa ed erba appena tagliata, che ben si completano e si sostengono. In bocca ci si aspetta una ventata di malti caramello, che invece sono abbastanza nascosti e non appesantiscono le sensazioni già piene e robuste. Ancora qualche richiamo di arancia rossa e di sottile caramello, che poi fanno spazio ad un amaro da 100 IBU a con spruzzi speziati e pepati, non troppo lungo da infastidire i palati meno smaliziati ma abbastanza intenso. Nota di merito è un bilanciamento molto riuscito, senza squilibrio eccessivo verso l'amaro dei luppoli nè verso i malti caramello.
Sicuramente una Double IPA nell'accezione più estesa del termine, che alla secchezza preferisce sostanza e pienezza.
Non saranno le sole birre, in arrivo ce ne sono già altre che richiameranno le varie accezioni di stili americani dalle forti luppolature, che però mi pare sgarbato anticipare.
Parliamo di prime cotte, di un produttore con esperienza casalinghe e del supporto di un birraio "partner" professionista e professionale, e tutto ciò si riversa su una qualità di partenza già buona, senza alcun problema di pulizia o di difetti organolettici.
Personalmente ho preferito la Red River tra le due, ma credo che di margini di ulteriore rifinimento e miglioramento ce ne siano e che siano nelle potenzialità di Leonardo e Camilla.
Per chi vuol bere stili USA, quindi, c'è anche Birra del Sud nella costellazione dei produttori pugliesi.
Auguro a loro tante soddisfazioni per questa nuova avventura: fa sempre piacere conoscere gente cordiale, che produce con idee chiare e ricette studiate.
Cheers!
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