Riprendo timidamente a scrivere tra le pagine del blog, trascurato negli ultimi mesi a causa di eventi decisamente importanti, e spezzo questo imbarazzante silenzio nel modo migliore che conosco: bevendo birra.
Non ho parlato ancora di una serie di nuove birre uscite da poche settimane sul mercato, quello pugliese, che in un certo senso hanno sorpreso.
Sorpreso perchè parliamo di un produttore, Birrificio Svevo, che mai prima aveva prodott birre del filone "hoppy" ed ora lo fa con una tripletta.
Ho atteso di assaggiarle per poterne parlare.
La prima birra è la Nuova Galassia, una birra caratterizzata dall'uso del luppolo Galaxy. Si presenta come pale ale stilisticamente parlando, con i suoi moderati 4.8%alc. e la sua veste grafica fumettara, condivisa dalle altre due birre del trio.
Schiuma fine e compatta, di colore bianco, a sovrastare una birra dorata, con un bel giallo pieno e lucente, limpida e con belle bollicine sottili che fanno immaginare buone cose.
Al naso emergono note leggere, poco intense, ma riconducibili a frutta a pasta gialla, uva bianca ed ananas.
Non è una di quelle birre che con l'aroma già intimorisce, bensì accenna ad una bevuta piacevole che di lì a poco arriva.
Ancora è la frutta a pasta gialla quella che si intravede tra un sorso maltato e l'altro, intervallandosi con qualche leggero tono più fresco ed acidulo forse dato da una piccola dose di frumento.
Si distende con un amaro lieve, gentile e lungo, che non infastidisce nel breve termine e lascia spazio per rifiatare e programmare la sorsata successiva.
La seconda non ho ancora avuto modo di assaggiarla. Si tratta della EX98, pura IPA da 6.3%alc, che con il nome e l'etichetta celebra l'arteria extraurbana barese, luogo di tentazioni e lussuriosi incontri.
La terza è la Classe Roma, Double IPA da 7.5%alc. a completare il panorama. Schiuma pannosissima e bollicine fini anche qui, con una birra di un ambrato leggero a preannunciare un seppur lieve contributo caramellato.
Gli aromi sono poco intensi e forse qui si poteva aumentare il contributo luppolato dato che la birra pare avere un paio di mesi di vita, dunque ancora nel pieno della sua "shelf life" (discorso analogo per la Nuova Galassia).
In bocca, invece, non passa inosservata: l'attore principale, almeno inizialmente, è la parte maltata, con miele in evidenza. Mentre il sorso si evolve in bocca, spuntano i toni amari resinosi, non troppo deflagranti in realtà.
Ciò che più si avverte, però, è il carattere etilico della birra, molto evidente e forse a tratti un po' sovrabbondante da far passare in secondo piano la natura luppolata della birra, a favore di reminiscenze molto alcoliche, quasi da tripel belga quando si combina con i fruttati delle suggestioni mielate.
Non è quello che ci si aspetta esattamente da una Double IPA, ma è una interpretazione dello stile che si adatta al sorso breve e moderato, indispensabile per non farsi travolgere dall'evidenza dell'alcol. Nonostante tutto, la birra è chiaramente corretta e realizzata bene, come da un produttore in attività da più di un decennio ci si aspetta.
C'è anche un'altra creatura partorita nel birrificio con sede a Modugno (BA), anche se circolante per ora solo in fusto.
Si tratta della Oud Troy, sperimentale birra da 6.5%alc. che si ispira allo stile belga delle Oud Bruin. Dato che in questo stile si blenda una parte di birra invecchiata in botti di rovere ed una giovane, il birraio Vito Lisco ha utilizzato come base la sua Barbarossa mentre la parte acida è stata ottenuta con uve Nero di Troia, vitigno tipico del nord della Puglia.
Con queste premesse possiamo quindi parlare di Italian Grape Ale, stile molto in auge in questo momento.
Sono curioso di provarla ed anche di accostarla ad un'altra birra che utilizza Nero di Troia ma sotto forma del contributo di una botte esausta che l'ha ospitato, e sto parlando della Nera di Troia del birrificio foggiano Ebers, già bevuta tempo fa.
C'è da dire che questa ventata di novità da parte di Svevo, un po' imprevista dalla prospettiva del consumatore tipo, ha forse restituito ai tempi moderni un produttore che con la sua linea classica si era ormai consolidato come punto di riferimento regionale.
Molte volte però, come si vede anche in questa occasione, seguire quello che il mercato chiede (birre molto luppolate e sperimentazioni) diventa importante nonchè necessario per poter dimostrare, qualitativamente e commercialmente, che la propria posizione non è frutto di un caso ma del lavoro di anni.
Cheers!
Non ho parlato ancora di una serie di nuove birre uscite da poche settimane sul mercato, quello pugliese, che in un certo senso hanno sorpreso.
Sorpreso perchè parliamo di un produttore, Birrificio Svevo, che mai prima aveva prodott birre del filone "hoppy" ed ora lo fa con una tripletta.
Ho atteso di assaggiarle per poterne parlare.
La prima birra è la Nuova Galassia, una birra caratterizzata dall'uso del luppolo Galaxy. Si presenta come pale ale stilisticamente parlando, con i suoi moderati 4.8%alc. e la sua veste grafica fumettara, condivisa dalle altre due birre del trio.
Schiuma fine e compatta, di colore bianco, a sovrastare una birra dorata, con un bel giallo pieno e lucente, limpida e con belle bollicine sottili che fanno immaginare buone cose.
Al naso emergono note leggere, poco intense, ma riconducibili a frutta a pasta gialla, uva bianca ed ananas.
Non è una di quelle birre che con l'aroma già intimorisce, bensì accenna ad una bevuta piacevole che di lì a poco arriva.
Ancora è la frutta a pasta gialla quella che si intravede tra un sorso maltato e l'altro, intervallandosi con qualche leggero tono più fresco ed acidulo forse dato da una piccola dose di frumento.
Si distende con un amaro lieve, gentile e lungo, che non infastidisce nel breve termine e lascia spazio per rifiatare e programmare la sorsata successiva.
La seconda non ho ancora avuto modo di assaggiarla. Si tratta della EX98, pura IPA da 6.3%alc, che con il nome e l'etichetta celebra l'arteria extraurbana barese, luogo di tentazioni e lussuriosi incontri.
La terza è la Classe Roma, Double IPA da 7.5%alc. a completare il panorama. Schiuma pannosissima e bollicine fini anche qui, con una birra di un ambrato leggero a preannunciare un seppur lieve contributo caramellato.
Gli aromi sono poco intensi e forse qui si poteva aumentare il contributo luppolato dato che la birra pare avere un paio di mesi di vita, dunque ancora nel pieno della sua "shelf life" (discorso analogo per la Nuova Galassia).
In bocca, invece, non passa inosservata: l'attore principale, almeno inizialmente, è la parte maltata, con miele in evidenza. Mentre il sorso si evolve in bocca, spuntano i toni amari resinosi, non troppo deflagranti in realtà.
Ciò che più si avverte, però, è il carattere etilico della birra, molto evidente e forse a tratti un po' sovrabbondante da far passare in secondo piano la natura luppolata della birra, a favore di reminiscenze molto alcoliche, quasi da tripel belga quando si combina con i fruttati delle suggestioni mielate.
Non è quello che ci si aspetta esattamente da una Double IPA, ma è una interpretazione dello stile che si adatta al sorso breve e moderato, indispensabile per non farsi travolgere dall'evidenza dell'alcol. Nonostante tutto, la birra è chiaramente corretta e realizzata bene, come da un produttore in attività da più di un decennio ci si aspetta.
C'è anche un'altra creatura partorita nel birrificio con sede a Modugno (BA), anche se circolante per ora solo in fusto.
Si tratta della Oud Troy, sperimentale birra da 6.5%alc. che si ispira allo stile belga delle Oud Bruin. Dato che in questo stile si blenda una parte di birra invecchiata in botti di rovere ed una giovane, il birraio Vito Lisco ha utilizzato come base la sua Barbarossa mentre la parte acida è stata ottenuta con uve Nero di Troia, vitigno tipico del nord della Puglia.
Con queste premesse possiamo quindi parlare di Italian Grape Ale, stile molto in auge in questo momento.
Sono curioso di provarla ed anche di accostarla ad un'altra birra che utilizza Nero di Troia ma sotto forma del contributo di una botte esausta che l'ha ospitato, e sto parlando della Nera di Troia del birrificio foggiano Ebers, già bevuta tempo fa.
C'è da dire che questa ventata di novità da parte di Svevo, un po' imprevista dalla prospettiva del consumatore tipo, ha forse restituito ai tempi moderni un produttore che con la sua linea classica si era ormai consolidato come punto di riferimento regionale.
Molte volte però, come si vede anche in questa occasione, seguire quello che il mercato chiede (birre molto luppolate e sperimentazioni) diventa importante nonchè necessario per poter dimostrare, qualitativamente e commercialmente, che la propria posizione non è frutto di un caso ma del lavoro di anni.
Cheers!
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